Don Barone, clan e abusi «Era amico di Belforte jr»

Don Barone, clan e abusi «Era amico di Belforte jr»
di Mary Liguori
Mercoledì 13 Febbraio 2019, 12:05
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Piove sul bagnato al processo al prete Michele Barone. Piove a dirotto, per la precisione, proprio sul sacerdote che rischia incriminazioni nuove, questa volta di profilo mafioso, qualora le accuse del cugino camorrista pentito, nonché omonimo, dovessero essere riscontrate. Le accuse di abusi sulla minorenne trattata per possessione demoniaca e sottratta alle cure mediche di cui aveva bisogno si sono incanalate su binari abbastanza blindati dal punto di vista dell'accusa, ma il profilo che del sacerdote traccia il pentito getta nuove ombre su Barone. Che, dice suo cugino, non solo era dedito alla bella vita, ma «frequentava anche assiduamente diversi malavitosi, tra i quali Camillo Belforte, figlio del capoclan di Marcianise, Salvatore». «A casa del padre, - continua il pentito nel verbale acquisito ieri - riuniva gruppi di preghiera di 20-30 persone ma non so cosa facessero perché non me ne sono mai occupato». Non solo esorcismi, dunque, ma anche camorra. «Mio cugino portava imbasciate fuori dalle carcere - continua il pentito - non solo a Santa Maria Capua Vetere, ma anche dai penitenziari di Taranto e Secondigliano per conto di detenuti di San Cipriano D'Aversa e Casapesenna»: di lui, stando a quanto dice il collaboratore di giustizia «si servì anche Nicola Panaro» oggi pentito, ma in passato reggente dell'ala Schiavone del clan dei Casalesi. AI pm Daniela Pannone e Alessandro Di Vico, coordinati dall'aggiunto Alessandro Milita, il pentito ha anche parlato dei «viaggi organizzati a Medjugorje e a Lourdes» affermando che «Barone si serviva della tunica per i suoi interessi» anche per avere rapporti «con esponenti delle forze dell'ordine e in particolar con un finanziere di San Marcellino».

«BIMBA SOTTRATTA ALLE CURE»
L'udienza di ieri è servita anche ad ascoltare la psicologa Vinciguerra che ha affermato di avere appreso da entrambi i genitori ella minorenne al centro della vicenda «che non volevano proseguire con la terapia e le cure farmacologiche perché avevano intenzione di seguire un prete esorcista, il quale li avrebbe posti di fronte a una scelta: o seguite me o seguite la medicina e la psicologia». Così i due, sotto processo e con la responsabilità genitoriale già sospesa «hanno scelto di interromperete le cure mediche e psicologiche per seguire il prete». Dopo l'interruzione della psicoterapia la sorella della bimba ha più volte contattato la psicologa per chiederle aiuto perché disperata per come stavano andando le cose col prete.
 
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