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«Don Peppe è speranza, punto alla beatificazione»

La testimonianza: "L'arrivo di Mattarella è un segnale di fiducia nella giustizia"

Angelo Spinillo, vescovo della diocesi di Aversa
Angelo Spinillo, vescovo della diocesi di Aversa
di Nicola Rosselli
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 20 Marzo 2023, 09:01 - Ultimo agg. : 12:24
4 Minuti di Lettura

Domani sarà faccia a faccia con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Casal di Principe, Angelo Spinillo, vescovo della diocesi di Aversa, a cavallo tra Napoli e Caserta, uno dei territori più difficili della Penisola. Il pastore aversano è stato tra i più attivi nel tenere viva la figura di don Peppe Diana. Qual è a suo avviso il significato della presenza del presidente Mattarella nel paese dell'omicidio di don Peppe Diana?
«Mi piace pensare alla visita del presidente Mattarella a Casal di Principe come a una celebrazione corale dell'intera nazione che riconosce il valore del sacrificio di don Peppe Diana e di tanti altri cittadini caduti vittime della prepotenza e dell'illegalità. Il presidente della Repubblica rappresenta l'unità della nazione e viene a Casale per annunciare ancora che la forza e la speranza del nostro popolo trovano linfa vitale nella fedeltà alla giustizia e nel coraggioso impegno di ciascun cittadino per il bene sommo che è la vita della società. Mi auguro che la visita del Presidente rappresenti veramente l'Italia che raccoglie e vive intensamente il grido degli innocenti e con loro vuole impostare un rinnovato cammino di cittadini che si impegnino a non nuocere mai alla vita degli altri».
Cosa dirà al Presidente?
«Innanzitutto, credo sia giusto dire al Presidente il ringraziamento di questa nostra terra per l'attenzione che ha voluto dimostrare venendo a trascorrere con noi un momento di riflessione e di dialogo civile desideroso di condividere speranza di vita migliore per tutti. Cercherò, poi, di rappresentargli le nostre fatiche e le nostre speranze che attraversano le difficoltà dell'attività lavorativa di tanti di noi, dei nostri giovani che spesso emigrano alla ricerca di condizioni migliori, delle difficoltà della salute pubblica in questo territorio, delle famiglie, soprattutto le più giovani, a concretizzare le loro speranze di futuro».
Non crede che sia stato lei (ricordiamo che il giorno prima del suo insediamento lei si recò a pregare sulla tomba di don Peppe in privato), con il suo atteggiamento, a rendere finalmente giustizia alla memoria del prete martire?
«In verità, come ho spesso raccontato, la mia visita alla tomba di don Peppe, nel primo giorno della mia presenza in questa Diocesi, aveva il senso di un omaggio a tutti i sacerdoti che quotidianamente impegnano il meglio delle loro possibilità nell'accompagnamento delle comunità verso una maturazione di consapevolezza di fede e di partecipazione alla vita civile. Importante, mi sembra, solo che ci mettiamo in ascolto del messaggio di don Peppe Diana e di tutti coloro che sono rimaste, in vario modo, vittime di una mentalità intrisa di prepotenza e di sopraffazione».
Quale insegnamento ha lasciato don Peppe nell'Agro Aversano e soprattutto a Casal di Principe?
«Don Peppe ha lasciato un grande messaggio di incoraggiamento e di speranza. Come lui è vissuto amando la vita e illuminando la vita con la luce del Vangelo, ci rivolge l'invito a essere consapevoli e attivi protagonisti del cammino della storia, a non piegare il capo aspettando che passi la tempesta di cui abbiamo timore, ma che ci rendiamo protagonisti attivi di parole e di azioni che facciano crescere la vita. In questo, ci insegna che il Vangelo è annunzio di vita nuova, di libertà dei figli di Dio che rispondono alla chiamata al bene e alla gioia del vivere in maniera libera e pienamente umana».
Potremmo vedere riconosciuto un giorno con la beatificazione il sacrificio di don Peppe?
«Abbiamo avviato lo studio di tutto ciò che don Peppe ha espresso con il suo vivere e con il suo agire. Sto incoraggiando molto lo studio di quel particolare periodo della storia di questa nostra terra. La santità non è mai avulsa da un contesto storico e sociale. Mi piacerebbe che si approfondisse molto il discorso. Poi questo porterà a una dichiarazione di santità, di beatificazione? Ce lo auguriamo, ma sicuramente sarà importante continuare a sentire la persona di don Peppino viva e in dialogo con il suo, con il nostro popolo per sviluppare insieme il cammino sulla via più giusta e più feconda di bene».
 

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