Consulenza per «Agromafie» alla Coldiretti,
assolto il magistrato Ceglie: non fu abuso

Consulenza per Coldiretti, i giudici di Roma: non fu abuso d'ufficio Assolto il magistrato Ceglie
Consulenza per Coldiretti, i giudici di Roma: non fu abuso d'ufficio Assolto il magistrato Ceglie
di Marilù Musto
Venerdì 16 Ottobre 2020, 13:26 - Ultimo agg. 15:25
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Per aver dato il suo contributo per stilare il manuale «Agromafie» per conto della Coldiretti, era finito in un processo, accusato di abuso d’ufficio. A spedirlo davanti ai giudici erano stati i suoi colleghi, magistrati come lui. 

Non avrebbe chiesto il parere al Csm per la consulenza di 60mila euro per la Coldiretti, stando alla procura di Roma. Ieri, il magistrato Donato Ceglie, simbolo della lotta alle Ecomafie in Campania, è stato assolto dalla corte di Appello di Roma perché il fatto non sussiste, dopo cinque anni di battaglie. Una sentenza tombale che spazza via le presunte accuse lanciate da un ex consulente della procura di Santa Maria Capua Vetere - Raffaele Russo - il primo a stilare verbali definiti poi contro Ceglie dalla Procura romana. In primo grado, il magistrato dell’ufficio inquirente di Santa Maria (difeso dai legali Fabio Viglione e Roberto De Vita, con Gennaro Marasca) era stato condannato a un anno e sei mesi. Ma alcuni testimoni della Coldiretti si avvalsero, in udienza, della facoltà di non rispondere. Un processo lungo e complicato, con colpi di scena e ribaltamenti di visioni. La seconda fase è stata meno complicata. Le dichiarazioni di Russo non avrebbero convinto i magistrati della corte di Appello di Roma. Ed è arrivata la sentenza. 

«Questa sentenza di assoluzione ha dichiarato l’insussistenza del fatto - spiega ora l’avvocato Viglione - leggeremo le motivazioni, ma siamo sempre stati convinti della correttezza di Ceglie.

Inoltre, il procedimento ha superato la prescrizione». In realtà, questa è la seconda vittoria del procuratore Ceglie. Quattro anni fa venne assolto anche per abuso sessuale, calunnia e concussione dopo un’inchiesta basata sulle dichiarazioni di Maria Rosaria Granata, già condannata per diffamazione ai danni di Ceglie. Nella sentenza della Cassazione che assolveva il magistrato, si fa riferimento alla presunta insistenza degli uffici inquirenti nel cercare prove. In realtà, il tribunale aveva già stroncato l’accusa con una assoluzione perché «il fatto non sussiste». Ma si è dovuto attendere la Cassazione per confermare la prima decisione, ribadendo sostanzialmente la sentenza assolutoria di primo grado. Da cinque anni, Donato Ceglie - con una decisione del Csm - è stato sospeso dal lavoro. Ora, affronterà i provvedimenti disciplinari, difeso dal legale Gennaro Marasca.

Il Csm non aveva accolto le dimissioni e Donato Ceglie restò in magistratura. Motivo: l’organo di autogoverno delle toghe voleva attendere prima l’esito dei procedimenti disciplinari contro il pm che indagò sugli ecoreati e le ecomafie in Campania. Donato Ceglie - fino a qualche anno fa - era l’emblema dell’anticamorra militante. Fu lui a dare un argine al mattone selvaggio nel Villaggio Coppola a Pinetamare: il 19 settembre del 1995, ben dopo 19 anni dalla precedenti speculazioni edilizie, riuscì a far mettere sotto sequestro la darsena e 12 ettari di complessi residenziali dell’impero dei Coppola. Poi, una serie di esposti contro di lui hanno macchiato la sua carriera. Fino a ieri

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