Donne diventano libere nelle ville della malavita

Donne diventano libere nelle ville della malavita
di Angela Nicoletti
Mercoledì 5 Ottobre 2022, 07:19
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Una jaguar verde bottiglia per omaggiare il super boss dei Casalesi Francesco Schiavone, detto Sandokan. Un regalo, quello che avrebbe fatto Gennaro De Angelis, anziano capostipite di una famiglia di imprenditori radicata dagli anni 70 nel Basso Lazio ma originaria del Casertano, che ha dato la stura, nel corso dei decenni, a diverse indagini che hanno portato alla confisca definitiva di immobili, autovetture, proprietà terriere. Per gli investigatori della Distrettuale Antimafia dietro quel regalo così lussuoso c'è sempre stato in chiaro segnale: la devozione assoluta nei confronti del capo indiscusso dei Casalesi, da parte del venditore di auto ciociaro. Ieri, una parte di quel patrimonio oramai definitivamente passato all'agenzia per i beni confiscati, è stato assegnato al comune di Castrocielo dove la famiglia De Angelis vive.

Quattro ville e due grandi locali commerciali saranno messe a disposizione della collettività. Il sindaco della cittadina all'ombra dell'abbazia di Montecassino, Gianni Fantaccione, ha ricevuto dal prefetto di Frosinone Ernesto Liguori le chiavi degli appartamenti e dei negozi che diventeranno un centro di ascolto per donne maltrattate; un centro di aggregazione per adolescenti e tanto altro.


L'ordinanza di sgombero degli immobili dopo il decreto di confisca di prevenzione, adottato dal Tribunale di Frosinone, Sezione Misure di Prevenzione, nell'ambito di un procedimento penale del 2009 e reso definitivo da una sentenza della Corte di Cassazione, è stata effettuata dalla Polizia di Stato. Le tante indagini poi sfociate nei provvedimenti di confisca sono state infatti portate avanti anche dalla Squadra Mobile della questura di Frosinone.
L'intero plesso immobiliare, dal valore di oltre 1 milione e mezzo di euro, è l'ultimo colpo di coda di un'inchiesta che aveva acceso i riflettori sugli affari compiuti nel basso Lazio dagli appartenenti all'associazione malavitosa, riconducibile all'ala Schiavone del Clan dei Casalesi, capeggiata appunto da Francesco Schiavone.
In particolare, dalle carte del processo era emerso che il destinatario della confisca di beni aveva messo in piedi un'attività di traffico illecito di autovetture usate, la maggior parte delle quali di provenienza estera, rivendute in autosaloni dislocati tra Formia, Gaeta, Cassino e Frosinone, riuscendo così a riciclare ingenti somme di denaro sporco, che una volta ripulito poteva essere reinvestito in nuove attività criminali.

Il legame criminale con il clan di Casal di Principe era stato suggellato proprio attraverso il regalo fatto dal proprietario dei beni confiscati.

Una costola giudiziaria di questa delicata indagine ha portato alla condanna, presso il tribunale di Cassino, di Nicola Schiavone, figlio di Francesco che, come si evince dagli atti processuali, era solito incontrare conoscenti ed amici proprio a Castrocielo.

In provincia di Frosinone sono almeno una trentina gli immobili confiscati alla malavita. Quello che certamente è di maggior pregio si trova nel piccolo come di Amaseno. Si tratta di un antico convento risalente al 1500 dal valore di oltre cinquanta milioni di euro e di proprietà fino a qualche decennio fa della famiglia cassinate dei Terenzio. Il plesso, situato tra decine di uliveti su di una collina definita Paradiso' è stato assegnato al Comune che sta realizzando al suo interno una scuola alberghiera riservata ai portato di handicap. Un'altra villa faraonica, appartenuta al boss di Forcella, Carmine Giuliano e situata nel comune di Sant'Elia Fiumerapido, è stata invece trasformata in un ostello che ogni anno richiama centinaia di giovani da ogni parte del mon

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