«Edifici storici demoliti, dietro il degrado i dubbi di disegni speculativi»

La denuncia: gli abbattimenti in via Vico, via San Carlo, via Napoli, stravolgono la struttura della città

Uno dei palazzi pericolanti in centro
Uno dei palazzi pericolanti in centro
di Lidia Luberto
Sabato 26 Novembre 2022, 10:17 - Ultimo agg. 27 Novembre, 11:23
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La paura è che stia irrimediabilmente scomparendo la Caserta storica fra abbattimenti e nuove ricostruzioni. L'allarme arriva dalla sezione casertana di Italia nostra, che, ieri, con un comunicato, ha voluto mettere in guardia cittadini e addetti ai lavori sui rischi legati a quanto si sta verificando da qualche tempo in città. «È un lento ma inesorabile impoverimento del tessuto storico urbano», avverte l'associazione. «Tutto quello che sta accadendo in questi ultimi mesi ci preoccupa non poco. L'effetto finale - sottolinea la presidente della sezione casertana di Italia nostra, Maria Rosaria Iacono - è la completa distruzione della memoria storica e dell'identità culturale di Caserta. Gli abbattimenti recenti in via Vico, via San Carlo, via Napoli angolo via Unità italiana, rischiano di stravolgere la struttura della città. Non dico che alcune demolizioni non siano necessarie, ma che queste vadano evitate a monte. Altrimenti nasce spontaneo il sospetto che, forse, si voglia arrivare a tali stadi di non ritorno».

«Mi spiego meglio - insiste Iacono -: se i palazzi non sono abitati, se non si interviene in tempo, se non si cura il patrimonio edilizio, il degrado, frutto di negligenza o disattenzione, è inevitabile. E allora nasce spontaneo il sospetto che dietro ci possa essere qualche mira speculativa. Non contestiamo la regolarità delle operazioni, ma non sempre quello che è legale è legittimo. Senza contare che c'è anche un altro rischio: gli abbattimenti creano un vuoto nel tessuto urbano e causano spesso danni agli edifici confinanti, con la possibilità di mettere in atto pericolosi effetti domino. Questi interventi, insomma, se non sono realizzati a regola d'arte rischiano di rovinare anche i palazzi adiacenti», dice Iacono. Che aggiunge: «Peraltro Caserta non è nuova a questa tipologia di operazioni: come avvenne per la posta vecchia a piazza Vanvitelli, lo stesso palazzo Castropignano, gli edifici in via Vico, via Tanucci, via San Carlo. Zone che, dal punto di vista urbanistico si erano sviluppate fra la seconda metà del Settecento e l'Ottocento con la presenza di case signorili di notevole pregio storico e architettonico».

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Da qui l'appello di Italia nostra: «È l'insieme del tessuto urbanistico così come si è formato nel corso del tempo che va salvaguardato. Abbattendo i palazzi, anche seguendo le norme indicate nel Piano di recupero, si perde un pezzo della storia cittadina».
Eppure, gli interventi criticati sono perfettamente regolari, è bene precisarlo, in quanto pienamente in linea con le norme contenute nel Piano di recupero approvato dall'amministrazione comunale il 20 dicembre 2000. Proprio quella normativa, secondo Italia nostra, «sembra incentivare l'abbandono che provoca il degrado degli edifici che, così, diventati pericolanti, vengono abbattuti per poi essere ricostruiti, spesso con volumetrie superiori alle preesistenti, come abbiamo segnalato più volte. Si rivelano tragicamente premonitrici - si legge nel comunicato - le osservazioni che a suo tempo la sezione di Caserta di Italia Nostra e il Wwf, sezione di Caserta, presentarono all'amministrazione, contestando le scelte del Piano di recupero, come inaccettabili dal punto di vista culturale e normativo».

In particolare, continua la nota, «con gli interventi di ristrutturazione edilizia e urbanistica», si decretava «la completa distruzione sia della tipologia edilizia che della morfologia del tessuto storico». Una situazione senza rimedio? Secondo l'associazione una soluzione, invece, ci sarebbe. «Sono necessari uno scatto culturale, una visione lungimirante e una volontà forte. Il Piano di recupero tuttora in vigore ci ha spuntato le armi. Allora sarebbe utile prevenire il degrado - chiarisce Iacono - intervenendo prima che il patrimonio edilizio vada in malora. E, poi, quand'anche certe demolizioni fossero inevitabili, si potrebbe non riempire i vuoti lasciati dagli edifici abbattuti e trasformarli in spazi pubblici. Caserta ha un'altissima densità abitativa che consentirebbe ampiamente questa riconversione illuminata».
 

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