I disabili alla conquista del Palazzo:
in campo lista di portatori handicap

I disabili alla conquista del Palazzo: in campo lista di portatori handicap
di Lorenzo Iuliano
Mercoledì 23 Maggio 2018, 08:55 - Ultimo agg. 09:28
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Hanno trovato le parole mai pronunciate. Anche se a volte non ce la fanno ad andare alle riunioni. Troppo stanchi di terapie e diritti negati. Il corpo può far fatica, ma la loro fame di vita vera è più forte. E se la politica è servizio, loro ne sono gli ambasciatori. Ad Orta di Atella, nel Casertano. Un caso più unico che raro: 13 candidati, tutti con disabilità, alle spalle storie di sofferenza e davanti solo il desiderio di riscatto«Abbiamo voluto dare una scossa a tutta Orta», dice Giovanni Misso, uno dei fondatori della lista «Diversamente Ortesi». Ha 53 anni, un’invalidità del 72 per cento e una moglie con una grave patologia degenerativa: «La vita familiare mi assorbe tanto, tolgo tempo a lei, mi alterno con mia figlia, ma ho deciso di candidarmi anche per loro». Per tutte le volte che hanno dovuto elemosinare l’attenzione delle istituzioni. Per tutte le volte che il diritto è stato scambiato per favore. Hanno anche una pagina facebook e sostengono il candidato sindaco Vincenzo Tosti, uno dei leader del movimento di lotta contro la Terra dei Fuochi. In campo ci sono anche altri quattro aspiranti alla carica di primo cittadino in questo centro-dormitorio, martoriato da abusivismo edilizio (il patrimonio edilizio di quasi mezzo paese è finito sotto sequestro per mancate concessioni) e povertà. 
«Orta di Atella, 25mila abitanti, vive una situazione paradossale – attacca Misso – Non versa da tempo la propria quota all’Ambito socio sanitario C6 e pertanto non è di fatto più compresa nella ripartizione dei fondi. Insomma siamo ultimi tra gli ultimi». Tanto che pochi mesi fa hanno anche occupato il Comune. Tutti insieme. Un’anteprima della rivoluzione che si annuncia. Poche chiacchiere e tanta concretezza. Maria Rosaria De Rosa ha sentito troppe parole a vuoto nei suoi 49 anni. Prima una mielite trasversa, poi 5 anni fa un carcinoma renale. Le battaglie le ha scritte nel dna. «Tanti credono che siamo deboli, invece siamo i più forti, sono i nostri corpi che hanno bisogno di aiuto», racconta. La candidatura le è stata proposta nello studio del medico di base, dove molti di loro si ritrovano ogni giorno: «Non vogliamo più assistere al totale abbandono delle persone diversamente abili e vorremmo anche innalzare il senso civico, partendo da cose semplici, come lasciare libero il posto auto per i disabili, costantemente occupato da persone senza autorizzazione nel nostro comune». Nell’era dell’antipolitica, ecco invece che proprio dai meno fortunati arriva un esempio di fiducia nella politica come strumento per poter abbattere il muro di indifferenza e di immobilismo. 

L’obiettivo dichiarato è non solo riuscire a eleggere un consigliere, ma avere l’assessorato alle politiche sociali. La sfida va ben oltre Orta e investe la dignità e l’essenza del sentirsi comunità. Gianni Cardillo, 45 anni, vive su una sedia a rotelle da un anno e mezzo, «dopo la scoperta di una malattia rara, che colpisce i muscoli e le vie respiratorie», fa sapere subito e aggiunge: «Per tanti anni ci siamo nascosti, nemmeno ci conoscevamo tra di noi, pur vivendo gli stessi problemi. Io ho solo mia mamma e per ogni necessità dobbiamo pagare. L’ente locale non offre nessun tipo di assistenza, nemmeno un pulmino per accompagnarci a fare terapia. Questo è profondamente ingiusto, il sistema va cambiato e noi abbiamo scelto di dare il nostro contributo». Claudio Filetti è uno dei più giovani del gruppo. Ha solo 23 anni, dalla nascita convive con la spina bifida, «ma sono fortunato perché posso camminare», sorride. «Prendere la decisione di fare una lista nostra non è stato facile. Vuol dire metterci innanzitutto il cuore e l’abbiamo fatto perché siamo allo stremo, considerati ultimi tra gli invisibili. Orta è indietro anche rispetto agli altri comuni dell’agro aversano sulle politiche sociali. Non mi sono fatto pregare». La storia, infatti, ha qui ferite ancora aperte: agli inizi del 2000 la cittadina sperimentò lo strumento del reddito minimo di inserimento e divenne un caso nazionale con il 15,1 per cento della popolazione che risultò beneficiaria dei contributi.

Ma come è stata accolta questa novità dagli esponenti della politica locale? «Sulla nostra scelta si è scatenato il fuoco di fila di chi abitualmente getta fango sulle poche cose pulite che nascono su questo territorio e di chi, in qualche modo, teme che il nostro impegno possa togliere voti», denunciano in un documento i componenti della lista. Sono alleati con la civica Città Visibile e con Dema. «Sono i soli che non ci hanno tirato per la giacca e con i quali è sorto un rapporto, prima umano, e poi politico. Non accettiamo speculazioni elettoralistiche». La sfida è appena cominciata e non si fermerà alle elezioni di giugno. Già è pronta la nascita della loro associazione. Perché vogliono continuare a metterci la faccia.
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