Caserta, dalla Jabil appello a Conte:
«Qui la nostra Ilva, il governo ci ascolti»

Caserta, dalla Jabil appello a Conte: «Qui la nostra Ilva, il governo ci ascolti»
di Marilù Musto
Venerdì 22 Novembre 2019, 08:23 - Ultimo agg. 11:05
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Caserta e la sua provincia, oltre trent'anni fa, erano la Brianza del Sud, ma nel 2019 questo territorio conta le sue «vittime»: operai disoccupati, lavoratori lasciati al loro destino con mutui da pagare e famiglie da mandare avanti. Sullo sfondo, anni e anni di politica rappresentativa della provincia di Caserta debole, «canna al vento» senza voci in capitolo rispetto alle decisioni delle multinazionali. Di destra, sinistra e centro. S'inserisce in questo scenario la crisi dell'ennesima vertenza, quella dei 350 lavoratori della Jabil, multinazionale dell'elettronica con stabilimento a Marcianise. La vertenza si è chiusa senza un accordo. E così, è partita la procedura per la cassa integrazione. Ma i dipendenti non si arrendono.

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Ieri, i lavoratori dello stabilimento di Marcianise hanno presidiato l'esterno della Prefettura di Caserta. Cuore in gola e adrenalina. Per difendere quel che resta di un diritto: il lavoro. Il ricordo di ciò che è successo quattro giorni fa è ancora vivo. Senza un accordo tra azienda e sindacati, si è chiusa la procedura di licenziamento collettivo che riguarda i 350 addetti su un totale di 700 lavoratori. E allora, meglio tentarle tutte. I dipendenti, ieri, hanno parlato con un funzionario della Prefettura chiedendo che il prefetto di Caserta, Raffaele Ruberto, richieda un incontro con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. «La vertenza Jabil - dice il segretario della Fiom-Cgil, Francesco Percuoco - non è una vertenza di serie B. Qui ci sono 350 lavoratori che rischiano il posto, peraltro in un territorio come quello casertano in cui si registra un tasso di disoccupazione tra i più alti d'Italia. I lavoratori sono arrabbiati».

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Presenti al presidio anche i rappresentanti delle sigle confederali. Mauro Musella, addetto Jabil nonché delegato della Uilm, che ha spiegato che «finora questa vertenza non ha avuto il clamore mediatico di altre vicende, penso all'Ilva. Ovviamente, con le dovute proporzioni, anche la vertenza Jabil merita la giusta attenzione perché si inserisce in una provincia disastrata. Conte ha il dovere di convocarci». Nei prossimi giorni aumenteranno le forme di mobilitazione dei lavoratori Jabil. Lunedì manifesteranno a Napoli davanti al Consolato Usa, per provare a sensibilizzare l'opinione pubblica italiana ma anche americana.

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Il personale sarà posto in cassa integrazione fino al 23 marzo del 2020 con la fuoriuscita obbligata del personale.

Nessun ripensamento, infatti, è stato possibile registrare da parte della proprietà malgrado le pressioni dell'assessore regionale al lavoro Sonia Palmeri. Neppure sono andate a buon fine le rivendicazioni dei sindacati, di Fim, Fiom e Uilm che hanno proposto un programma di riduzione del personale, ma solo in forma volontaria. «L'utilizzo della cigs - avevano precisato dalla Jabil - servirà ad attuare gli strumenti di politica attiva concertati con la Regione attraverso il processo di reimpiego degli esuberi e le uscite incentivate. L'obiettivo è quello di attenuare l'impatto sociale dell'esubero dichiarato. Jabil conferma la disponibilità a riconoscere una premialità sull'incentivo economico ai lavoratori che manifestino la non opposizione al licenziamento con uscita al 31 dicembre di quest'anno».

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