Farmaco iniettato alle bufale,
​assolti i fratelli Cantile

Farmaco iniettato alle bufale, assolti i fratelli Cantile
di Biagio Salvati
Venerdì 22 Marzo 2019, 10:29 - Ultimo agg. 12:44
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Ancora un altro processo con sentenza assolutoria per l'uso di uno speciale vaccino la cui somministrazione agli animali era stata ritenuta vietata. A sei anni dalle accuse, i giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno assolto i fratelli Antonio e Giovanni Cantile, originari di Casapesenna, titolari di un'azienda agricola di Cancello ed Arnone, finiti sotto processo nell'ambito di un' inchiesta della Procura della Repubblica che aveva accertato le ipotesi di reato nel 2013.

In quell'occasione, il Nas dei carabinieri in collaborazione con l'Asl aveva eseguito dei prelievi ed effettuato alcuni sequestri di capi. I due imprenditori agricoli erano stati accusati di aver somministrato alle bufale al fine di produrre il latte per la mozzarella - il farmaco Rb51, un vaccino che, secondo l'accusa, nascondendo la brucella avrebbe provocato l'adulterazione di sostanze alimentari. Nello stesso capo di imputazione, anche l'ipotesi di reato di commercio di sostanze alimentari nocive.

I giudici della seconda sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta da Rosetta Stravino, hanno invece accolto le tesi dell'avvocato difensore Bernardo Diana che è riuscito a dimostrare, anche sulla base di studi e perizie, la mancanza di un fondamento scientifico sulla nocività del farmaco. Per i fratelli Cantile, al termine della sua requisitoria, il pubblico ministero aveva chiesto 6 mesi solo per Giovanni Cantile.

 

L'inchiesta fa parte di un filone di indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere, scattata nel 2014, dopo un accertamento della Forestale che ipotizzò la somministrazione a bufale sane da parte dei titolari di alcune aziende, di un vaccino contro la brucellosi in un periodo assolutamente vietato dalla legge, quello post parto, provocando la contaminazione del latte usato per produzione delle mozzarelle, e quindi un rischio concreto per la salute dei consumatori.

Da questo procedimento sono nati altri settanta processi alcuni ancora in corso, altri definiti con condanne simili da altri collegi giudicanti. La Procura ipotizzò l'associazione a delinquere (ma ci sono state anche in questo caso assoluzioni) il reato di ricettazione per l'utilizzo dei kit per la diagnosi della brucellosi importati dall'estero, da Usa e Corea del Sud, la cui vendita e importazione è rigorosamente vietata, in quanto solo l'Asl è competente a fare diagnosi e a vaccinare i capi.
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