Una macchia nera, gigantesca, che da un canale del litorale domizio si riversa nelle acque limpide del mare. È solo l'ultimo sfregio ambientale registrato da quando è finito il lockdown e tante aziende hanno ripreso la produzione. Ora i delfini che solo qualche giorno fa comparivano nei tanti video sui social network e facevano capolino nelle nostre acque fuggirebbero lontano. Sono ritornati gli scarichi abusivi e gli sversamenti illegali in tutta la Campania. Da Castel Volturno a Sarno, passando per il lungomare di Napoli e le insenature dei Campi flegrei. Non per inciviltà diffusa o comportamenti sbagliati di singoli cittadini, ma prevalentemente a causa di aziende che per limitare i costi d'impresa sversano gli scarti delle loro lavorazioni, letame e liquami degli allevamenti.
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L'ultima agghiacciante immagine arriva dalla foce del canale Agnena, sul litorale domizio, nel tratto di costa tra Castel Volturno e Baia Domizia. Una macchia nera, un odore nauseabondo, liquami sversati direttamente nell'acqua dove quest'estate in tanti si apprestano a fare il bagno. La foto scattata mercoledì scorso ha fatto rapidamente il giro del web. Nella serata di mercoledì, sul posto, sono giunti gli uomini dell'Arpac che hanno eseguito i prelievi dalle acque putride. E ieri, in tempi record, è subito partita un'indagine per inquinamento ambientale dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Si attende l'esito delle analisi effettuate dai tecnici sui campioni d'acqua, ma intanto la Capitaneria di porto sta verificando l'origine dello sversamento. Ieri l'area è stata sorvolata con i droni, ma non sarebbe stato individuato alcun punto lungo il corso del canale da cui avrebbe avuto origine lo scolo illegale.
Tante le aziende zootecniche e i caseifici della zona, oltre a diverse industrie. Per il sindaco di Castel Volturno, Luigi Petrella, a causare il disastro non sono stati gli allevamenti bufalini. «Queste attività ha spiegato - non hanno nulla a che vedere con la macchia nera perché hanno continuato a operare anche durante il lockdown. Stesso discorso per le abitazioni private». Eppure, proprio ieri, a una ventina di chilometri più a Sud, nei pressi di Cuma, i carabinieri del Nucleo investigativo hanno sequestrato un'azienda zootecnica di produzione di latte bufalino. Letame e liquami vari erano depositati al suolo senza alcuna vasca o rete di contenimento e, con le piogge, finivano poi in mare. L'azienda non aveva previsto alcun intervento e lavorava così secondo quanto accertato dal maggiore dell'Arma, Rosa Codella da oltre due anni. Il presidente della commissione regionale Ecomafie, Gianpiero Zinzi, ha convocato per lunedì una seduta alla presenza dell'assessore all'Ambiente, Fulvio Bonavitacola. Proprio Bonavitacola ha annunciato un piano della Regione per il monitoraggio ambientale, sia per l'inquinamento idrico che atmosferico. Alta l'attenzione dal ministro Sergio Costa, che ha assicurato grazie ai rilievi satellitari l'individuazione dei responsabili.
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La quarantena aveva permesso anche alle acque del Sarno di registrare il più basso picco di inquinamento degli ultimi decenni. Ma dopo meno di 48 ore dalla fine del lockdown, sono stati segnalati i primi sversamenti illegali. L'attività di monitoraggio si muove attorno ad un reticolo idrografico che si estende per una lunghezza di circa 100 chilometri, dove le competenze sono frazionate tra regione, due province, 42 comuni, consorzi ed altri enti di diversa natura. «Il nostro obiettivo ha spiegato il ministro Costa - è ottenere una visione organica del sistema Sarno per affrontare, in maniera integrata le criticità dell'area fluviale». Intanto le associazioni ecologiste come Green Italia chiedono che non si facciano passi indietro. «Sono necessari controlli pianificati e l'utilizzo di tecnologie innovative per il monitoraggio ambientale: droni dotati di termocamere, sonde multi parametriche, utilizzo di immagini satellitari - chiedono Carmine Maturo, co-portavoce nazionale di Green Italia, e Carmine Ferrara, componente del direttivo regionale -. Che sia chiaro, produrre senza depurare è un atto criminale contro la natura e contro tutti i cittadini del territorio».