Uccide la moglie a colpi di pistola:
«Ma prima ho chiamato l'altro uomo»

Uccide la moglie a colpi di pistola: «Ma prima ho chiamato l'altro uomo»
di Mary Liguori
Sabato 14 Novembre 2020, 21:30
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Una confessione piena. È quella resa, tra lacrime e «mi dispiace», da Michele Marotta che ieri, dopo le prime ammissioni ai carabinieri, ha raccontato al gip gli ultimi giorni prima di quei cinque spari con i quali ha messo fine alla vita di sua moglie, Maria Tedesco. Il giudice per le indagini preliminari Sergio Enea al termine dell'interrogatorio, ieri mattina nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, ha convalidato il fermo che il sostituto procuratore Alessandro Di Vico ha firmato mercoledì alcune ore dopo che l'imbianchino ha assassinato la madre di suo figlio. Il gip ha poi spiccato ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio pluriaggravato. Di indagini ai carabinieri, la Procura di Santa Maria Capua Vetere, non ne ha delegate altre. Il caso è chiuso. E attraverso la confessione resa da Marotta alla presenza dei suoi avvocati, Stefania Pacelli e Rosa Piscitelli, sono stati colmati anche quei vuoti che ancora restavano da riempire. Quegli spazi temporali tra il sospetto di lui che lei avesse un altro - il movente - e i cinque colpi di pistola che hanno annichilito due famiglie, lasciando orfano un bambino di soli sei anni. 

Al gip, Marotta ha raccontato di avere iniziato a sospettare che la moglie si frequentasse con un altro uomo solo negli ultimi giorni, ma che non poteva parlarle da vicino perché era in quarantena. Positivo al covid da metà ottobre, Marotta è stato dichiarato guarito proprio martedì sera; la mattina seguente ha ucciso sua moglie. È andato a prenderla e sono usciti in macchina e hanno imboccato una via di campagna non distante da casa, a San Felice a Cancello. «Non so cosa mi è preso» ha ripetuto più volte l'uomo. «Siamo scesi dall'auto e le ho chiesto di dirmi la verità». Poi le ha preso il telefonino e ha cercato il contatto dell'uomo con il quale secondo lui lei aveva una relazione. «Ho perso la testa. E ho sparato. Sono distrutto, non volevo». Un raptus, così Marotta ha cercato di «giustificare» l'omicidio. Un lungo istante di completa «disconnessione» dalla realtà che però difficilmente basterà ad attenuare la gravità del suo gesto. L'imbianchino non ha assassinato la moglie con un'arma di fortuna, cosa coerente con un «raptus». Quella mattina è uscito di casa con una pistola a tamburo, per cui se un black out c'è stato è durato per alcune ore. Per questo, secondo la Procura, aveva intenzione di uccidere. Di qui la contestazione pluriaggravata. Quella mattina, insomma, essere uscito di casa armato si traduce in intenzionalità, forse anche in premeditazione. Non basta che prima a suo fratello - subito dopo l'omicidio lo ha chiamato e gli ha detto ciò che aveva fatto - e poi ai carabinieri - è stato il 34enne stesso a chiamare il 112 - ha detto «non volevo ucciderla». E che anche ieri, al gip, Marotta ha ripetuto di essere «distrutto» di non avere mai avuto intenzione di assassinare la madre di suo figlio. E ha più volte ripetuto che ora non fa che pensare a lui, al bambino che ha reso orfano di madre, e che non si perdonerà mai per quello che ha fatto. Due notti fa, Marotta avrebbe anche cercato di togliersi la vita in carcere, utilizzando un lenzuolo come cappio. Salvato in extremis, adesso è oggetto di precauzioni nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere dove il personale di supporto psicologico lo ha già incontrato. Le conseguenze delle sue azioni, al di là del suo pentimento, resteranno purtroppo indelebili. La morte di Maria Tedesco è terranno oggi a Maddaloni i funerali di Maria Tedesco.
 

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