Francesca Compagnone uccisa in casa,
il killer ha mirato tre volte col fucile

Francesca Compagnone uccisa in casa, il killer ha mirato tre volte col fucile
Marilu Mustodi Marilù Musto
Martedì 1 Novembre 2022, 09:00 - Ultimo agg. 16:10
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Il giudice scarcera il ragazzo che ha ucciso con un colpo di fucile in faccia Francesca, ritenendo che si sia trattato di un omicidio colposo; la Procura di Santa Maria Capua Vetere, invece, lo iscrive nel registro degli indagati per omicidio volontario e si prepara a un ricorso contro la decisione del gip. Alla fine, Vicol Ciprian, 23 anni di origini moldave, è stato scarcerato prima ancora che il corpo di Francesca, 28 anni, venga seppellito.

È l'ultimo colpo di scena di una indagine iniziata con mille punti oscuri con al centro l'assassinio per «gioco» di Francesca Compagnone, colpita dal suo amico Vicol (che stava frequentando) nella camera da letto della sua abitazione a Riardo, mercoledì scorso.

La ricostruzione dell'unico testimone del «gioco», il giovane moldavo, non convince. La vittima, al momento del ritrovamento, presentava delle rotture di alcune asole della camicia che indossava all'altezza dell'addome compatibili con uno strattonamento. I pm Nicola Camerlingo e Gionata Fiore ritengono che l'omicidio sia aggravato da futili motivi e dall'esistenza di una relazione burrascosa tra i due. E poi, Vicol ha premuto il grilletto tre volte: le prime due volte il fucile non ha espulso proiettili, ma la terza (dopo aver «scarrellato» caricando), il colpo ha bucato il viso di Francesca, distante solo un metro e mezzo da Vicol, seduta sul letto. La sequenza dell'orribile morte di Francesca emerge dagli atti allegati all'ordinanza di scarcerazione firmata dal gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere dove si evince che Vicol Ciprian aveva messo in scena un macabro rito in stile Holloween dopo una serata trascorsa in un locale con la ragazza, mirando però alla fronte di Francesca grazie al puntatore rosso posizionato sul fucile Benelli semiautomatico calibro 12.

Un'arma detenuta legalmente dal padre di Francesca, cacciatore. Il cadavere della ragazza è stato trovato vestito, ai piedi del letto, rannicchiato e con le mani al volto. Ma cosa ci faceva un fucile carico in casa Compagnone, posizionato sul letto? Era stato messo lì perché la famiglia era in attesa di un trasloco da Teano verso Riardo, dove gestisce un supermarket in cui Francesca lavorava aiutando i genitori. 

Una cosa è certa: la ricostruzione del delitto è affidata solo al racconto di Vicol, incensurato e «protetto» dal sentimento di rimorso per aver premuto il grilletto. «Vuoi vedere come si spara?», avrebbe detto a Francesca. Ipotesi. Tra gli elementi che hanno portato gli investigatori a ipotizzare, però, un quadro più grave di quello emerso inizialmente, tanto da contestare l'omicidio volontario, c'è una circostanza precisa: il 23enne ha premuto il grilletto tre volte puntando sempre verso Francesca, ferma davanti alla finestra della camera, per cui lo avrebbe fatto accettando il rischio che potesse partire un colpo dal fucile; il giovane ha comunque riferito ai carabinieri che Francesca gli aveva assicurato che l'arma era scarica. Da oggi prenderanno il via anche le perizie balistiche dei tecnici nominati dalla Procura sammaritana ed è stato affidato l'incarico anche a un perito informatico col compito di analizzare chat di WhatsApp e telefonate. In attesa di nuove risposte ai mille interrogativi, ieri (dopo l'autopsia sul corpo) la città dell'alto casertano è stata teatro di una suggestiva fiaccolata in memoria di Francesca. L'evento è stato, così, organizzato dagli amici della ragazza. Il sindaco di Riardo, Armando Fusco, commosso ha spiegato: «Questa fiaccolata, oltre a rappresentare un momento di riflessione, vuole testimoniare la vicinanza ai familiari di Francesca». 

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