Furti d'arte e Archeomafie,
così i predoni ci rubano la storia

Furti d'arte e Archeomafie, così i predoni ci rubano la storia
Marilu Mustodi Marilù Musto
Domenica 16 Ottobre 2022, 12:00 - Ultimo agg. 17 Ottobre, 12:08
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«Chi ha rubato, ruberà». La scritta lungo il muro di una strada sulla Statale Casilina è rappresentativa di una prassi di queste parti: il furto di beni archeologici sottratti da Teano, Capua e Santa Maria Capua Vetere. Sono queste le tre città più «spoliate» in provincia di Caserta, secondo gli investigatori. Teano, in particolare, è un pozzo senza fondo di resti di civiltà classiche e pre-romane, come i sidicini. I tombaroli hanno rubato e continueranno a rubare. Lo dimostra la testa monca del corpo di Giona, custodita nei sotterranei della cattedrale di Teano. Lo ricorda anche il doppio arresto (in un colpo solo) di un professore di Storia dell'arte e di un informatico a Santa Maria Capua Vetere, sette giorni fa. Lo sa bene anche Giovanni, il guardiano della cattedrale di Teano, l'unico ad avere la chiave dei sotterranei della vecchia chiesa di San Paride con l'acquedotto: la città sotto la città. Una savana con teste di cobra scolpite e mosaici colorati. 

 

Giovanni «difende» i segreti del tempio di San Paride come un fedele gladiatore. A guardia, davanti alla cattedrale, ci sono due sfingi di granito rosa dell'Egitto, simboli della dea Iside. Sacro e profano si mischiano, ma nelle pupille dei predatori di opere d'arte l'epoca non conta: si prende e porta via. «Da qui - spiega Giovanni nei sotterranei - sono scomparse sculture e fibule». Indica il varco dove entravano i tombaroli: «Dalla porta della vecchia cisterna antica scendevano e risalivano carichi di materiale storico». E come dal ventre della balena di Giona, i ladri furono un bel giorno cacciati fuori dal custode: «Fu messa una inferriata e da allora il tesoro di Teano è protetto». Il corpo di Giona, però, è rimasto mutilato. I tombaroli alla ricerca di reperti antichi hanno fatto incetta di sculture del popolo sidicino e, come se non bastasse, anche di pezzi della dominazione romana successiva. Teste di marmo, ma soprattutto bronzi. La storia lo dimostra, gli arresti dei carabinieri lo confermano: di bronzi era piena l'abitazione del professore di Storia dell'Arte fermato nel sito «protetto» della Soprintendenza di Caserta e Benevento domenica scorsa. Si tratta di 114 monete che valgono 200mila euro. E così, Giona non si rassegna e grida vendetta dai sotterranei di Teano. Rivuole le sue membra. Rubate o perdute per incuria. Giona è rimasto al chiuso, senza luce (ma con tanta storia) per troppo tempo. Ciò che resta di lui è visitabile fra gli arredi della vecchia cattedrale. «Qui c'è anche un cenotafio della famiglia della mamma di San Tommaso d'Aquino», spiega Giovanni. Si tratta di una tomba della casata di Donna Teodora Galluccio, nobildonna dei Caracciolo che partorì San Tommaso.

Ma chi può dire che i tombaroli non torneranno? «Per la verità non se ne sono mai andati», racconta un anziano davanti a un circolo del centro.

E infatti, poco più in là della cattedrale ci sono portoni moderni con pietre spoliate, a volte dipinte con vernice celeste: un pugno nell'occhio.

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C'è poi il vecchio teatro Teanum Sidicinum, meta in passato di tombaroli. Rivalutato grazie a un progetto cofinanziato dalla Comunità Europea nel 2006, ora è un aculeo di mortificazioni. «Bello sì, ma chiuso», spiega Pasquale Liccardo, guida turistica che conosce Teano come le sue tasche. «Prima del Covid veniva aperto ogni tanto, ma da sei mesi è completamente abbandonato, pare che la Soprintendenza non riesca a garantire la presenza dei custodi per tenerlo aperto», svela Liccardo. E così, chi ruba, ruberà. L'erba cresce e i «cercatori» di pietre storiche tornano sul campo con i loro metal detector: questa è la fine macabra dei beni non curati. Fondi europei gettati fra l'erba. I centri di Teano, Capua e Santa Maria Capua Vetere sono pieni di pietre spoliate. Ma i moderni tombaroli prendono spunto dagli antichi. Sulla porta del campanile di Teano c'è una scacchiera: «Era un gioco da tavolo, una sorta di backgammon moderno - racconta Liccardo - era stato messo sulle panchine in epoca imperiale, ma nel Medioevo è stato posizionato al contrario sul campanile della chiesa simboleggiando la supremazia della fede sui vizi». Ma chi sono i moderni ladri d'arte che rubano e posizionano nei loro giardini privati dei pezzi da museo? «Persone colte», spiegano gli inquirenti. L'arresto del sovrintendente di Caserta e Benevento, Mario Pagano, ne è una dimostrazione. Per lui, ci sono ipotesi di reato. Dice che si difenderà dalle accuse. Intanto, le fibule e pietre continuano a sparire in una rotta di grandi amarezze. D'altra parte, chi ha rubato, ruberà. 

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