Dalle Marilyn di Warhol all'Elefante di Dalì, un museo di opere rubate a casa dell'imprenditore casertano

Dalle Marilyn di Warhol all'Elefante di Dalì, un museo di opere rubate a casa dell'imprenditore casertano
Mercoledì 5 Agosto 2020, 18:27 - Ultimo agg. 6 Agosto, 07:30
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Reperti archeologici, quadri e sculture d'autore per un valore di 450mila euro, tra cui opere attribuite ad Andy Warhol e Salvador Dalì, sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Caserta nell'abitazione milanese dell'imprenditore Giuseppe Barletta, indagato dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) per reati di bancarotta (fallimentare e concordataria) e sottrazione al pagamento delle imposte; in totale si tratta di 79 tra quadri e sculture e 18 reperti.
 
 

Alcune opere e reperti sono risultati inoltre acquisiti illecitamente, in particolare rubati all'estero o trafugati in scavi archeologici clandestini; tra queste le due serigrafie di Warhol raffiguranti Marilyn Monroe, rubate in provincia di Pavia nel 2003, e la scultura bronzea raffigurante «Elefante» di Salvador Dalì oggetto di un furto commesso in Svizzera nel 1993.
 

Per gli inquirenti, Barletta, con le sue società, si sarebbe reso responsabile non solo di bancarotta, ma anche di una speculazione edilizia all'interno dell'area dell'Interporto di Marcianise-Maddaloni, una delle infrastrutture logistiche più importanti della Campania e del Sud. L'imprenditore casertano finì agli arresti domiciliari nel marzo 2019 (è attualmente libero) e in quella circostanza i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Caserta individuarono nella sua casa di Milano, da lui affittata, importanti opere d'arte, su cui partirono gli approfondimenti con l'ausilio dei carabinieri del comando per la tutela del Patrimonio Culturale di Monza. Le opere risultavano intestate alla stessa società proprietaria dell'immobile affittato da Barletta; società che, è emerso, li aveva ricevuti dall'imprenditore in seguito ad una transazione con la quale Barletta aveva estinto un debito per canoni di locazione scaduti per oltre 470mila euro. Gli accertamenti hanno però permesso di verificare che la società titolare della casa e delle opere era riconducibile in realtà a Barletta stesso e ai suoi familiari. Secondo la Procura, dunque, Barletta se ne sarebbe spogliato cedendo solo formalmente la proprietà delle opere, al fine di sottrarle ad un eventuale sequestro; manovra non riuscita visto che gli inquirenti hanno sequestrato le opere indagando Barletta anche per ricettazione. 
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