Sequestrato laghetto artificiale
utilizzato per caccia di frodo

Sequestrato laghetto artificiale utilizzato per caccia di frodo
di Maria Francesca Ciriello
Venerdì 12 Novembre 2021, 16:24
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A Grazzianise, in località “Altura” il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale Carabinieri di Caserta hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso, su richiesta della Procura della Repubblica, dal GIP del Tribunale di S. Maria C.V. Oggetto del sequestro uno stagno artificiale un appostamento fisso - in gergo “botte / bunker” - ad esso prospiciente  utilizzato per l’illecita attività di caccia agli uccelli acquatici migratori, esercitata anche con l’ausilio di richiami a funzionamento elettromagnetico vietati dalla normativa di settore.

La caccia di frodo fu accertata nel corso di un mirato servizio di controllo del territorio finalizzato alla prevenzione ed alla repressione dei reati in materia di prelievo venatorio, svolto dalla Sezione operativa antibracconaggio e reati in danno agli animali su segnalazione della Lega Italiana Protezione Uccelli sez.

Caserta.

In quella occasione i militari avevano udito distintamente versi di avifauna acquatica che per l’intensità, volume e frequenza del suono, venivano ricondotti ad un richiamo acustico a funzionamento elettromagnetico, strumentazione vietata nell’esercizio dell’attività venatoria. Udita in modo chiaro dai militari anche l’esplosione di colpi di fucile proveniente dalla medesima direzione del canto artificiale dei volatili. Avvicinatisi nelle prossimità di uno specchio d’acqua ai cui bordi si poteva osservare un manufatto notoriamente assolvente la funzione di appostamento fisso di caccia, i militari hanno individuato due soggetti all’interno. I due, avvistando le forze dell’ordine, tentarono la fuga, facendo perdere momentaneamente le proprie tracce, anche favoriti dall’oscurità. Nelle prime fasi della fuga i militari hanno visto uno dei soggetti impugnare un oggetto di forma e dimensioni compatibili con un fucile da caccia.

Infatti all’interno del manufatto che costituiva il “fortino di caccia” sono stati rinvenuti alcuni oggetti pertinenti ad attività venatoria di frodo, tra i quali il richiamo acustico dotato di scheda SD ed avente in memoria i versi di avifauna da richiamare, lasciato peraltro attivo dai soggetti in fuga, un esemplare morto appartenente alla specie beccaccino, nonché munizioni a piombo spezzato calibro 12 cariche e un telefono cellulare.

Le successive indagini svolte d’iniziativa dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Caserta, finalizzate alla identificazione degli autori dell’illecita attività di caccia, furono immediatamente incentrate sull’utenza corrispondente alla scheda sim inserita nel telefonino che ha permesso di risalire al proprietario ed utilizzatore dello stesso.

Sulla scorta dei successivi accertamenti effettuati e degli elementi indiziari raccolti, furono segnalati all’Autorità Giudiziaria di S. Maria C.V., due giovani individui, M.F, di anni ventuno, ed M. G. di anni diciannove, entrambi residenti in Grazzanise. L’attività di indagine ha consentito di evidenziare che la tipologia dell’appostamento fisso, la presenza dello specchio d’acqua artificiale, il richiamo acustico a funzionamento elettromagnetico, completo di batteria, di diffusore di suoni ancorato al terreno e gli stampi in plastica di esemplari di avifauna della specie alzavola, nonché un catenaccio a chiusura della porta di accesso al “fortino”, facevano ragionevolmente presupporre che sul fondo veniva stabilmente praticata l’illegale attività di caccia con l'utilizzo di richiami acustici vietati. La ricostruzione è stata poi confermata anche dalle persone informate dei fatti ascoltate dagli inquirenti.

Ritenendo sussistenti gli indizi del reato di esercizio dell’attività venatoria con mezzi non consentiti a carico dei due soggetti, e ritenendo fondato quanto appurato dai militari in relazione all’utilizzo dello specchio d’acqua e dell’appostamento, il gip del Tribunale di S. Maria C.V. ha disposto il sequestro preventivo dell’intera area sussistendo il concreto ed attuale pericolo che la libera disponibilità del terreno potesse, con la prosecuzione della sua utilizzazione, ulteriormente aggravare le conseguenze del reato o comunque agevolare la commissione di altri reati analoghi.

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