In fuga dalla guerra sui tir di pneumatici,
due casi in 4 giorni Caserta e Brianza

In fuga dalla guerra sui tir di pneumatici, due casi in 4 giorni Caserta e Brianza
di Mary Liguori
Venerdì 5 Febbraio 2021, 08:03
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Cosa sta succedendo sulla rotta balcanica? Quali dinamiche stanno orientando, da qualche mese, i flussi migratori provenienti da Afghanistan e Pakistan verso l’Italia piuttosto che nelle più ambite Germania e Francia? È, ancora, una casualità che in due casi su due i migranti arrivati nel nostro Paese viaggiassero nascosti in camion di pneumatici? E, infine, è sempre un caso che sia i migranti intercettati in Brianza domenica notte che quelli salvati ieri dall’assideramento a San Nicola la Strada fossero tutti minorenni eccetto uno? Di coincidenze, quando si parla di flussi migratori, di gente in fuga da guerra, fame, tortura, ce ne sono poche. Ieri notte, sull’area di servizio di San Nicola, la polstrada - gli agenti di Napoli Nord dipendente dalla sezione partenopea - hanno trovato cinque ragazzini di quindici anni e un ventunenne, tutti di nazionalità afghana, nascosti dentro un carico di gomme diretto all’Interporto di Nola.


 
Appostati per un servizio antirapina, i poliziotti hanno notato il telone muoversi e hanno controllato l’interno del rimorchio. Ne sono sbucati quattro ragazzini infreddoliti, affamati, spaventati. Un quinto è stato rintracciato poco distante dal camion: era quasi assiderato. Hanno chiesto acqua, cibo, una coperta. Il più grande dei tre, ventuno anni, si è fatto portavoce degli altri in un inglese stentato. «Siamo qui dentro da tre giorni, abbiamo mangiato solo un pacco di biscotti». Sono stati portati in sezione, rifocillati, poi accompagnati in ospedale. Ieri mattina, i minorenni sono stati affidati a una casa famiglia, il maggiorenne ha chiesto asilo e si trova ora in un centro d’accoglienza del Casertano. A breve, l’ufficio immigrazione della questura di Caserta si farà carico di ricostruire la loro storia che potrebbe svelare dettagli importanti sulle nuove rotte migratorie che sbattono contro i Balcani prima di arrivare in Europa.
 
La prima domanda cui dare risposta è come ci siano finiti nel rimorchio. A seconda di cosa emergerà sarà possibile capire se c’è un business, se c’è chi sta lucrando sui profughi in fuga dai vergognosi campi d’accoglienza allestiti in Serbia e Bosnia dopo i richiami della Cedu.

Il peggiore, in Bosnia, è Vučjak, che significa la «tana del lupo»: tende piantate in una discarica dove chi fugge dalla guerra convive con topi, serpenti, immondizia e al gelo. Forse è da lì che sono fuggiti i ragazzini son scappati. Il telone dietro il quale la polstrada li ha trovati era squarciato e loro hanno riferito di essersi intrufolati di nascosto nel camion partito dalla Serbia. Identica la versione del camionista macedone che non è stato neanche denunciato. Non si sarebbe accorto, per tre giorni, di avere cinque «ospiti» nel rimorchio. Come non se ne sarebbe accorto l’autista, anch’egli macedone, bloccato in Brianza con sei piccoli migranti afghani nel carico di pneumatici provenienti dalla Serbia. Chissà che vista la situazione critica che vivono afghani e pakistani nelle tendopoli che fungono da centri profughi in Bosnia e Serbia qualcuno non abbia pensato bene di fare dei «passaggi» verso l’Unione europea sfruttando i canali già aperti, vale a dire il trasporto merci, e guadagnando sottobanco con un business che si chiama, comunque, traffico di essere umani. Capire se si sono veramente imbucati sui camion o qualcuno ha pagato per sottrarli alla miseria dei campi profughi serbi perché arrivassero in Europa, per esempio i loro genitori, è fondamentale per inquadrare quello che si preannuncia come un nuovo fenomeno migratorio. È possibile che le questure che si stanno occupando dei due casi avvenuti in Brianza e in Campania si confrontino per dare delle risposte ai tanti interrogativi che sorgono su entrambe le vicende. Ci sono troppe analogie. E poi c’è da capire dove i ragazzini fossero realmente diretti. Il camion di gomme intercettato a San Nicola la Strada era destinato a un’azienda dell’Interporto di Nola quindi è possibile che la loro «corsa» dovesse finire là. Avevano degli appoggi? Qualcuno li aspettava? Al momento nessuno di questi quesiti ha una risposta.

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