Logista, i 108 dipendenti:
«Chiude un'azienda sana»

Logista, i 108 dipendenti: «Chiude un'azienda sana»
di Giuseppe Miretto
Sabato 5 Febbraio 2022, 07:39 - Ultimo agg. 19:29
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Al momento, l'unica certezza è che i 108 addetti sono in odore di licenziamento che, in un magazzino zeppo di sigarette ma fermo, copre anche l'odore del tabacco. Il copione si ripete: Maddaloni avrà lo stesso destino di Bologna. Il giorno dopo l'annuncio inatteso, Logista Italia facente capo alla multinazionale spagnola, conferma e ufficializza le motivazioni della chiusura.

Nell'Interporto Sud Europa, ieri si è ripetuto un copione già visto ad agosto nell'Interporto di Bologna: tutto è demandato ad un «tavolo di confronto per trovare soluzioni e punti di incontro». Ma non si prospettano scenari alternativi alla chiusura: «Logista, che da oltre vent'anni opera nella distribuzione dei tabacchi, ha dovuto prendere atto del fatto che non sussistono più le condizioni adeguate alla prosecuzione delle attività presso il deposito di Maddaloni. La cessazione delle attività è prevista entro il mese di ottobre 2022». Nessun riferimento a piani industriali e garanzie occupazionali per le società di movimentazione. I magazzini di Maddaloni e Bologna hanno destini paralleli: le attività del centro emiliano sono state fagocitate dal centro di Tortona, quelle casertane saranno assorbite da Anagni. Lo stabilimento che, ieri, ha fatto due ore di sciopero di solidarietà. 

L'azienda si impegna a «fornire proposta di ricollocazione in siti che si trovano nelle vicinanze ai 24 dipendenti diretti impiegati nel deposito di Maddaloni». Per gli oltre 80 della società Gld, annunciato un «piano di ricollocazione in siti vicini». Tanto è bastato per mandare su tutte le furie le segreterie territoriali di Flai-Cgil, Filt-Cisl e Fit-Cisl. Rispettivamente Igor Prata, Angelo Lustro e Pasquale Federico hanno proclamato lo «sciopero a tempo indeterminato e l'assemblea permanente dei lavoratori». Insomma, l'occupazione permanente del sito finché «l'azienda non revocherà la decisione di chiudere il sito di Maddaloni». È muro contro muro.

I confederali e l'Usb contestano le motivazioni di Logista. «Non è vero precisa Igor Parta (Flai-Cgil) che esiste un andamento di mercato in costante calo.

Reputiamo pretestuoso il riferimento ai danni arrecati al comparto dal fenomeno del contrabbando in Italia». Le parti ancora non si parlano: avanzate richieste di un intervento del prefetto, della Regione e dei Monopoli di Stato. «Ma quale crisi spiega Angelo Lustro (Filt) grave o necessità di riorganizzazione. Stiamo parlando di un player che, in regime monopolistico, nel 2020 ha avuto un utile di 74 milioni di euro e un volume di produzione di circa 3,5 miliardi di euro. Il taglio dei magazzini sono briciole contabili».

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Ma i protagonisti assoluti della mobilitazione sono i dipendenti che animano un lungo presidio. La distribuzione dei lavorati del tabacco nel Centro-sud assorbe addetti da tutta la regione. Come Carmine Musella, di Melito con due figli a carico (18 e 15 anni) e un mutuo da pagare: «Sono 30 anni che lavoro in questo settore, prima con i Monopoli e ora con Gld. Posso testimoniare che non si rilevano segni drammatici di crisi. Anzi, siamo stati gli unici a lavorare anche nei momenti più duri della pandemia. Non vogliamo garanzie, ma solo che il sito di Maddaloni non chiuda». Anche Aniello Attanasio, da Giugliano, e con due figlie a carico, nega il calo di fatturato: «Noi dipendenti diretti di Logista lotteremo contro il trasferimento. Per noi 24, l'annuncio della ricollocazione è senza garanzie occupazionali e sicurezze che possano giustificare un simile sacrificio lavorativo». Raffaele Isola da Scampia, va al sodo: «Al momento, non c'è altra soluzione che potenziare Maddaloni. Diversamente, non saprei come fare con un figlio a carico e un mutuo da pagare. Si parla solo di proposte generiche». «Senza sostegni seri insiste Vincenzo Topo di Napoli non intravedo soluzioni. Ora, non possiamo demordere». La consapevolezza di Vicenzo Musella, che lavora nel settore da quando aveva 16 anni e ha girato tutta l'Italia, dà la dimensione reale del problema: «Non c'è nessuna crisi, ma una strategia che porta alla distruzione del sistema di distribuzione».
 

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