I parenti delle vittime del clan:
«Tutelano i pentiti, noi dimenticati»

I parenti delle vittime del clan: «Tutelano i pentiti, noi dimenticati»
I parenti delle vittime del clan: «Tutelano i pentiti, noi dimenticati»
di Alessandra Tommasino
Venerdì 3 Febbraio 2017, 07:50 - Ultimo agg. 10:09
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Casal di Principe. Ieri, a Casa Don Diana, i familiari delle vittime innocenti della camorra hanno tenuto una conferenza stampa per rivendicare una maggiore attenzione da parte dello Stato. Storie di dolore che, a distanza di anni, ancora attendono giustizia e che spesso trovano il più grande ostacolo proprio nelle istituzioni. 

È il caso di Giovanna Pagliuca, ad esempio, sorella di Genovese, ucciso dal clan Bidognetti e ritenuto vittima innocente della camorra da una sentenza passata in giudicato, ma non dal Ministero dell’Interno che, alla sentenza di terzo grado, ha preferito un’informativa delle forze dell’ordine. «Vittime» della camorra prima, del sistema legislativo e delle connesse interpretazioni poi. È così per Pasquale Pagano e Antonio Coviello, uccisi nel 1992 per uno scambio di persona. La normativa vigente stabilisce che, per il riconoscimento, devono essere estranei ad ambienti criminali parenti ed affini entro il quarto grado. I figli delle due vittime hanno un cugino collaboratore di giustizia e questo li esclude dai benefici, invece concessi a chi era affiliato e poi ha deciso di pentirsi.

Sotto i riflettori sono finite anche le difficoltà ad accedere al Fondo di solidarietà. La legge stabilisce benefici solo per le vittime che, non solo non abbiano procedimenti penali per mafia, ma che siano del tutto estranee ad ambienti e rapporti delinquenziali. «Ma è giusto che il Ministero dell’Interno utilizzi una semplice informativa di Polizia per decretare l’esclusione della vittima o dei suoi eredi dal risarcimento del danno?», chiede Giovanni Zara, avvocato che difende i familiari delle vittime e che invita invece, attraverso una proposta di modifica legislativa, a «valutazioni approfondite, senza escludere il parere dell’ufficio del pm che ha condotto le indagini relative ai reati che hanno colpito la vittima. Parere - aggiunge - da richiedere anche in caso di rapporti di parentela, vincolo da eliminare». La loro storia potrebbe essere la storia di tutti noi perchè la camorra può colpire chiunque. 
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