I trasporti della vergogna:
bus fermi e torna il mercato nero

I trasporti della vergogna: bus fermi e torna il mercato nero
di Vincenzo Ammaliato
Domenica 16 Giugno 2019, 14:09
3 Minuti di Lettura
Lei si chiama Loredana Vitolo, ha quarantuno anni, lavora alle Poste Italiane ed è una cittadina di serie B. Quest'ultima condizione non è certo colpa della sua formazione personale, meno di quella professionale; tutt'altro. Ma soltanto perché Loredana è nata, cresciuta e vive tutt'ora in una città che considerando la scarsità e l'inefficienza dei servizi pubblici di cui è dotata è quasi certamente considerata dalle istituzioni tale, come di una serie inferiore, e con essa trascina tutti i suoi abitanti e fruitori: siamo sulla costa Domiziana, e stiamo parlando di Castel Volturno, dove alle tante emergenze, da una settimana, si aggiunge anche quella della soppressione del trasporto pubblico.

IL DISSERVIZIO
Da lunedì, infatti, sulla via Domiziana non passa più l'M1, l'unico pullman che serve la tratta, l'unico mezzo di trasporto pubblico, quello della Ctp, che congiunge Castel Volturno e Mondragone alla zona flegrea e alla città di Napoli e viceversa. Di fatto il litorale casertano è collegato attualmente all'area metropolitana di Napoli solo dal trasporto privato. Anzi, no. C'è anche quello pubblico, ma abusivo. Stiamo parlando delle decine di piccoli pullman, gestiti per lo più da immigrati africani, che transitano lungo la Domiziana in maniera illegale facendo la spola con la Cumana di Licola e la metropolitana di Pozzuoli, trasportando tutti quei passeggeri che restano a piedi per i disservizi della Ctp. Sono chiamati «One Euro», dal costo della singola corsa.



LA PROTESTA
Ma Loredana non ci sta; non vuole servirsi di questi mezzi e non certo per ragioni ideologiche, non ha il lusso di concedersi scelte di natura etica. Lei ha bisogno di raggiungere il posto di lavoro, a Fuorigrotta, tutti i giorni, oppure rischia il licenziamento e non può certo filosofeggiare sulla condizione d'irregolarità. Piuttosto ha paura per la sua sicurezza, teme di salire su quei mezzi che definire carrette è anche riduttivo. I One Euro sono rischiosi. Quasi tutti hanno condizioni strutturali precarie, pneumatici piuttosto lisci e freni che a ogni pedalata dell'autista fischiano come strumenti musicali scordati o il temperino che sfrega la lavagna. «Più volte denuncia Loredana ho assistito sulla Domiziana a manovre azzardate da parte degli autisti di questi pulmini, che si fanno una concorrenza spietata. Corrono come forsennati per arrivare prima degli altri sulle fermate dove ci sono i passeggeri della Ctp rimasti a piedi». Loredana paga regolarmente l'abbonamento alla Ctp; lo ha sottoscritto anche questo mese di giugno, pagando 57 euro. Ma l'M1 a giugno è passato solo i primi tre giorni del mese. Tuttavia, ha la necessità di raggiungere l'agenzia delle Poste a Fuorigrotta dove presta servizio. E allora si sta affidando ai servizi, anche questi abusivi, di un autista che utilizza un'auto. «Per essere accompagnata a Napoli la mattina e ripresa il pomeriggio racconta la dipendente delle Poste spendo venti euro, venti euro al giorno». In pratica, senza l'M1, buona parte di quello che guadagna se ne va in trasporti.
IL CASO TEVEROLA
L'ennesimo tilt della società dei trasporti interprovinciale che da due anni si sta confrontando con un calvario è raccontato dai sindacati dell'azienda, secondo cui i vertici all'autoparco di Teverola (dove sono stazionati anche gli M1) non avrebbero rinnovato il contratto di manutenzione ai meccanici. Quindi agli autobus si troverebbero senza ogni tipo di manutenzione. Per cui, gli autisti si recano regolarmente al posto di lavoro, timbrano la presenza, ma restano per tutto il tempo di servizio a braccia conserte nel deposito. Fermi sono anche i circa sessanta autobus qui parcheggiati. a camminare è solo la rabbia. Anzi, no, camminano anche i One Euro.
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