I volti di chi ha sconfitto il cancro:
«Ora, insieme, siamo più forti»

I volti di chi ha sconfitto il cancro «Ora, insieme, siamo più forti»
I volti di chi ha sconfitto il cancro «Ora, insieme, siamo più forti»
di Marilù Musto
Martedì 31 Dicembre 2019, 12:19 - Ultimo agg. 12:38
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«Una dottoressa mi disse: signora, nonostante le cure, lei non risolverà il problema. Era un medico di un istituto nazionale dei tumori campano e io mi sentii morire ancor prima delle chemioterapie». Seduta sul divano rosa della Pro Loco di Capua, Placida racconta la sua malattia feroce, ma anche la vittoria inattesa. Il cancro al seno è come una corda che unisce le storie delle donne alla città di Capua, la Regina del Volturno con il maggior numero di diagnosi di casi di cancro alla mammella in tutta la provincia di Caserta. Ed è un filo che intreccia le esperienze in una sola fune e crea un sogno, un'associazione: «Donne come noi». Dal 2016 in poi il sodalizio si occupa di reperire fondi per la ricerca e la prevenzione dei tumori del seno. Il suo operato mira a sostenere la #SusanGKomen Italia. Solo nell'ultimo anno sono state eseguite 225 prestazioni mediche a Capua e sono stati scoperti due tumori grazie alla carovana della prevenzione. I fondi? Le donne di Capua hanno smosso mari e monti e in tre anni di attività sono stati accolti 74mila euro (60mila donati a Komen e il resto utilizzato per eventi sul territorio legati alla prevenzione).
 

Ed è a questo punto, nel 2016, che la storia di Donne come noi coinvolge anche Placida, vitale esempio di come la rinascita è possibile se si guarda la morte da vicino. Avvolta nel suo corpetto di paillettes rosa, Placida è una delle tante stelle della galassia di Donne come noi. Anche perché lei rappresenta l'eccezione che conferma la regola: «Il mio tumore non è ereditario. Il cancro al seno viene, di solito, collegato alla predisposizione familiare, per me non è stato così». Fattori ambientali potrebbero aver contribuito a creare quel nodulo combattuto da Placida. Guardando a ritroso, stando ai dati lavorati e validati dall'Aiurtum (l'Associazione nazionale di certificazione) - che portano l'asticella del rilevamento, dal precedente triennio 2008-2010, al 2013 - tra le donne si osserva un eccesso del tasso di incidenza del cancro nel distretto 22 di Capua, ascrivibile prevalentemente ai tumori della mammella e dell'utero. La mappatura della provincia parla chiaro. Marcianise e Casal di Principe per gli uomini, Capua per le donne: sono questi i distretti sanitari in cui si registrano picchi statisticamente significativi di tumori rispetto alla media provinciale. E sono queste le principali conclusioni cui è giunto il report relativo all'aggiornamento dei dati del registro tumori della provincia di Caserta. Certo, dal 2013 in poi qualcosa è cambiato.


E allora, come fare per fronteggiare l'impennata di casi di tumori? «La prevenzione è l'unica arma», tuona Gabriella Fierro, la presidente di Donne come noi. Il dato che emerge è, però, un altro: per una diagnosi svolta al Sud ci sono poi centinaia di donne che scelgono il nord Italia per curarsi. Placida ha optato per Milano: «C'è questa mentalità che quando c'è di mezzo il cancro bisogna girare per trovare il centro migliore. Ma la diagnosi è stata fatta qui, al Sud, a Capua e la chemioterapia l'ho fatta al policlinico a Napoli». Placida spiega di essere sprofondata nelle sabbie mobili della malattia e di essere risalita a galla con forza.


Storia diversa per Ines che ha scoperto a 40 anni di avere il tumore: «Ero al telefono con mia sorella e iniziai l'autopalpazione, tastai qualcosa che non mi apparteneva - spiega - così, il giorno dopo andai in ospedale. Da allora la mia vita è cambiata». Era il 2004. Ines, da 15 anni, ormai, si sottopone a controlli periodici.


C'è, invece, chi si è accorta per caso della malattia. Michela è la componente del club che ha una diagnosi recente: «Arrivai in ospedale per accompagnare mio padre in rianimazione - racconta - dovevo aspettare ore davanti alla sua stanza prima di poter entrare nel reparto, eravamo al Capua Center. All'improvviso, mio marito mi prese sotto braccio e mi disse: siamo qui, approfittiamo per fare una visita. Era il 2 febbraio del 2016, lo ricordo come se fosse ieri. Il medico mi fece una mammografia e il risultato fu come una doccia fredda. Avevo un tumore al seno sinistro». Il padre di Michela, dopo qualche giorno, morì. E lei cominciò il ciclo di trattamenti. Una vita per una vita. La peggiore paura che una persona può avere è quella della morte, perché durante la vita bisogna dissimulala. Ma quando la morte bussa c'è la possibilità di cacciarla via. «Basta fare controlli, senza paura», continua Gabriella Fierro. «Dal settembre del 2012, periodo in cui ho scoperto di avere il cancro, mi sono dedicata anima e corpo nella diffusione di un messaggio chiaro: io ho evitato la chemioterapia, la mia diagnosi è stata fatta in tempo. Basta una semplice mammografia, le donne non devono temere di eseguire l'esame. Noi dobbiamo far paura al cancro, non il contrario». Dal 2016 in poi, l'associazione è stata come un tamburo battente: dagli spettacoli teatrali alle maratone ginniche, Capua è stata colorata di rosa ogni volta che si parlava di Donne come noi. Questo ha permesso che le storie di Mena, Lucrezia, Graziella, Enza, Giuliana, Bianca, Antonella, Michela, Daniela e Anna non fossero isolate, ma stimolo di speranza per chi combatte contro il cancro. «Un ulteriore traguardo è stato rappresentato dall'apertura di una sede a Riardo, con presidente Michela Di Fusco - spiega Gabriella - inoltre, abbiamo ricevuto da Komen Italia cinquemila euro per sostenere il progetto Siamo, ideato da Graziella Di Rauso, direttrice di una scuola di danza. Il progetto si divide in due laboratori, uno di conoscenza, dedicato alle donne che vogliono fare prevenzione e l'altro incentrato sulle persone che si sono ammalate e prevede incontri di danza-terapia e psicoterapia». E così, i volti delle donne della provincia di Caserta non sono i freddi numeri delle statistiche, oltre 500 casi all'anno, ma i volti di Ines, Michela, Gabriella, Lucrezia e di tutte le altre che hanno vinto la battaglia per la vita.
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