Il coraggio di criticare l'Antimafia, «L'inganno» di Barbano fa il pienone

Convegno «Luci e ombre del Codice antimafia» promosso dalla Camera penale di Santa Maria Capua Vetere

Barbano in primo piano
Barbano in primo piano
di Biagio Salvati
Venerdì 10 Febbraio 2023, 07:52
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La cifra del dolore nel mondo giustizia tra Antimafia e Misure di prevenzione con casi «limite» o borderline che, oramai, sono diventati «sistema». Posti dove spesso la vittima diventa anche colpevole. Sono alcuni degli spunti offerti ieri dal giornalista e saggista Alessandro Barbano, a un parterre di giuristi al convegno «Luci e ombre del Codice antimafia» promosso dalla Camera penale di Santa Maria Capua Vetere. L'incontro si è tenuto ieri nel Salone degli Specchi del Teatro Garibaldi ed è stato aperto dai saluti del sindaco (e avvocato) Antonio Mirra. A moderare gli interventi, il presidente della Camera Penale Francesco Petrillo che ha anche letto alcune pagine del libro di Barbano, «L'inganno», edito da Marsilio, testo sul quale si è sviluppato un interessante dibattito con gli altri relatori.

In particolare, l'avvocato Luigi D'Angiolella, amministrativista; Paolo Giustozzi, responsabile dell'Osservatorio misure di prevenzione Ucpi e Massimo Urbano, presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale sammaritano.

Si può cambiare qualcosa in questo sistema giudiziario, dove un cittadino - pur non condannato in un processo - può subire un percorso giudiziario alternativo di prevenzione come una sorta di surroga di quello penale? Per Barbano, non si possono cambiare le regole della giustizia all'interno del sistema degli inclusi, ovvero di coloro che ne fanno parte come magistrati, avvocati e addetti ai lavori, se non si coinvolge una coscienza dei cittadini. «La terapia è misura nella medicina così nella giustizia», ha spiegato l'autore de «L'inganno» ma non si può pensare di condurre oggi una lotta alla mafia oggi con misure di 40 anni fa, dilatate nel tempo. Il libro affronta anche le drammatiche tematiche di cui si dibatte oggi come il 41bis (caso Cospito) e le intercettazioni «in un paese che si è convinto che conoscere il contenuto di quelle irrilevanti è fondamentale».

Barbano ha affrontato il caso di un imprenditore siciliano costretto a suicidarsi dopo un'odissea giudiziaria che lo vedeva vittima del pizzo di una «joint-venture» di cartelli mafiosi, benché assolto ma ugualmente perseguitato. «Siamo sicuri - si domanda Barbano - che fra i compiti e finalità della giustizia di prevenzione vi sia quella di dare il riconoscimento all'imprenditore che non ha pagato la tangente?» E ancora: «O è quella che deve inseguire l'imprenditore che non si è riusciti a condannare perché il reato è prescritto e quindi interviene la giustizia di prevenzione, come surroga del fallimento di quella ordinaria?».

A precedere l'autore, gli interventi dell'avvocato D'Angiolella il quale, elogiando il lavoro svolto da Barbano, ha segnalato che la legislazione antimafia, da eccezionale sta diventando paurosamente ordinaria. Una panoramica sulle Misure di Prevenzione è stata offerta da Paolo Giustozzi dell'Upci, mentre il magistrato Urbano ha parlato di attente valutazioni da parte della sezione che presiede ammettendo la necessità di alcuni correttivi nelle procedure.

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