Il grande business rifiuti
Savoia: «Io, lontano dai clan»

Il grande business rifiuti Savoia: «Io, lontano dai clan»
di Marilù Musto
Giovedì 23 Dicembre 2021, 07:23
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Ha voluto dire la sua versione, ma senza sottostare all'interrogatorio del giudice. Si è avvalso della facoltà di non rispondere, l'imprenditore dei rifiuti Carlo Savoia di Sant'Arpino, finito martedì scorso in carcere, «incastrato» da un'indagine della Dda di Napoli e dei carabinieri del Noe relativa a un consistente giro di appalti truccati nel settore dei rifiuti, che coinvolge oltre 40 comuni campani e di altre regioni. Gli inquirenti ipotizzano l'esistenza di un sistema creato da Savoia capace di «aggiustare», con la complicità di sindaci e funzionari pubblici, decine di gare bandite nel settore dei rifiuti dai comuni campani e di altre regioni per farle aggiudicare proprio alle aziende di Savoia. Con l'imprenditore sono finiti in manette, ma ai domiciliari, altre cinque persone, tra cui il suo socio Gennaro Cardone, il sindaco di Curti, Antonio Raiano - sospeso ieri dal prefetto di Caserta, Giuseppe Castaldo per effetto della legge Severino - e il comandante della Polizia municipale di Curti, Igino Faiella, il funzionario del Comune di Caserta Giuseppe D'Auria e l' ex responsabile del settore ambiente Marcello Iovino. Sul caso Curti, Savoia è anche accusato di smaltimento illecito di rifiuti: elementi di una discarica che si trovavano nei pressi del cimitero di Curti e che il sindaco Raiano aveva fatto rimuovere.


Per la Procura, il gruppo di persone gestito da Carlo Savoia predisponevano, negli uffici della Xeco del Centro Direzionale di Napoli - usurpando le funzioni della stazione appaltante - il contenuto del bando e del connesso disciplinare di gara, in modo tale da precostituire un vantaggio per l'Ati Energeticambiente s.r.l.- Esi s.r.l., che avrebbe partecipato in seguito alla gara quale espressione del «gruppo Savoia».

Tra gli indagati anche il sindaco di Caserta Carlo Marino, per il quale la Dda non ha chiesto alcuna misura cautelare.

Savoia, difeso da Raffaele Costanzo, è stato interrogato nel carcere napoletano di Poggioreale dal gip di Napoli, Ambra Cerabona, che ha firmato il provvedimento di arresto; l'imprenditore non ha risposto alle domande sulle contestazioni, ma ha preso la parola per respingere le ombre di collusione con il clan dei Casalesi, di cui lo stesso gip ha dato conto nel provvedimento restrittivo. «L'inizio della sua fortuna imprenditoriale - scrive infatti il gip riferendosi a Savoia - è stata delineata dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Luigi Cassandra, Giuseppe Valente e Nicola Schiavone che, sostanzialmente, lo hanno definito un imprenditore legato a Nicola Ferraro, Nicola Cosentino e in ultima analisi al clan dei Casalesi».

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Savoia, che non risponde di reati di camorra, ha detto di non aver mai avuto legami con i clan e, in particolare, con Nicola Ferraro, imprenditore dei rifiuti condannato per concorso esterno in camorra, né di conoscere i collaboratori che lo hanno accusato. Nei prossimi giorni si terranno gli interrogatori degli indagati agli arresti domiciliari, tra cui quello del sindaco di Curti Raiano, accusato di aver realizzato con il comandante della Municipale e con Savoia un traffico di quasi 1100 tonnellate di rifiuti abbandonati presso il cimitero di Curti in impianti non autorizzati.
 

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