È sempre la linea ferroviaria Napoli-Caserta-Cassino a far registrare il maggior numero di vittime. Il writer, investito tra le stazioni di Caserta e Santa Maria Capua Vetere (direzione Cassino), conferma un dato, già noto e denunciato, ma che è agghiacciante. L'equazione è semplice: più passaggi a livello sommati alla maggiore frequenza di attraversamenti dei binari in aree urbanizzate danno il più alto livello di rischio. In sintesi, più basso è il livello di ammodernamento infrastrutturale e più cresce il numero di incidenti. E infatti, viaggiare sui binari tra Caserta e Napoli via Cancello significa attraversare la «via crucis» dei pericoli. Il dramma vero è che la massicciata ferroviaria, non è mai nettamente separata dalla viabilità ordinaria. È usata come comoda scorciatoia, sentiero o via di fuga. E così, spesso, i drammi si scoprono molte dopo all'alba o tra i cespugli.
Il «caso Maddaloni» è clamoroso: lungo gli otto attraversamenti dei passaggi a livello urbani, dall'agosto 2004, quando un ragazzo fu travolto sul marciapiede della stazione, a Maddaloni Inferiore si sono registrati quattro morti. Tre decessi tra Maddaloni e Caserta: tutti ricondotti alla presenza di persone sui binari in uno spazio aperto usato per il jogging mattutino e, quindi, molto frequentato. Tutti riconducibili a incauti attraversamenti dei binari con i treni in transito. E poi ci sono gli investimenti di vetture: l'ultima in ordine di tempo è stata una Fiat 500, rimasta intrappolata al passaggio a livello (km 225+366) di Maddaloni. La vettura è stata distrutta dal treno notte 793, partito da Torino Porta Nuova e diretto a Reggio Calabria. Nel 2005, l'Espresso Milano-Reggio Calabria ha travolto un'auto abbandonata sui binari. Nessuna vittima. Sono gli aspetti più clamorosi di un fenomeno, quello delle vetture intrappolate tra le sbarre dei passaggi a livello, che è quasi ordinaria quotidianità. Non fanno notizia, ma preoccupano di più gli investimenti senza vittime: pedoni urtati dai treni in transitano che utilizzano i binari come strade cittadine.
E ancora fa scuola il «caso Maddaloni»: progetti in discussione dal 1970. Ora il piano di soppressione, firmato nel 2018, attende ancora il placet della Soprintendenza. L'altra faccia dell'emergenza sicurezza è la vigilanza delle aree delle stazioni, dei varchi di accesso e delle aree di stazionamento dei convogli. La Direzione Regionale dei Trasporti e Trenitalia, di concerto con la Rsu, ha sperimentato con successo un «servizio sui i treni critici»: tutti i convogli (da e per Caserta), nelle fasce orarie serali di minore affluenza, «potranno mantenere in servizio (cioè aperte ai viaggiatori) solo le prime due o tre vetture di testa». Su tutti i treni ad alta frequentazione (Taf) è stato installato la «videosorveglianza live» (cioè in tempo reale) e telecamere frontali contro gli atti vandalici esterni. Non basta. Per Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uilt-Uil «vanno chiuse tutte le stazioni ai facili accessi esterni a Maddaloni Inferiore, Caserta, Cancello Scalo, Aversa e Marcianise». Rfi ha avviato il «Progetto Tornelli 2.0» attivando l'automazione degli accessi ai viaggiatori partendo da Cancello Scalo.