Impianti sabotati in ospedale,
la direttrice: «Ora basta, denuncio»

Impianti sabotati in ospedale, la direttrice: «Ora basta, denuncio»
Impianti sabotati in ospedale, la direttrice: «Ora basta, denuncio»
di Marilù Musto
Giovedì 24 Maggio 2018, 17:19 - Ultimo agg. 17:42
3 Minuti di Lettura
«Volevo chiamare i carabinieri perché mia madre, malata, è stata fatta accomodare dagli infermieri su una sedia a rotelle e le avevano detto che doveva restare lì tutta la notte, poi mi ha catturato l’istinto di tossire. Prima poco alla volta, poi di più. A ogni secondo tossivo. Lo ha fatto anche un malato seduto accanto a me e in poche ore la sala del Triage del pronto soccorso è stata inondata da un odore acre che ha portato tutti a tossire disperatamente. La polizia è arrivata lo stesso in ospedale, ma perché si è rotto un tubo dell’aria condizionata che ha rilasciato una sostanza chimica nella stanza». È questa la prima testimonianza di un familiare di un paziente che ha trascorso la notte al nuovo pronto soccorso dell’ospedale «San Giuseppe Moscati» di Aversa. La sostanza che ha intossicato i presenti nella sala d’attesa è comunemente chiamata «freon», un composto chimico derivante dal metano e dall’etano. Per rendere l’idea, alcuni composti di clorofluorocarburi come il freon, sono responsabili del «buco nell’ozono».

Ma dietro la rottura del tubo dell’areazione - che ha fatto fuoriuscire la sostanza - ci sarebbe la mano dell’uomo. Si fa strada l’ipotesi di un attentato, uno sfregio calcolato che nasconde una strategia probabilmente pianificata. Il tubo rotto si trova nella controsoffitta del reparto, non è visibile, ma probabilmente è raggiungibile da chi ha accesso a una stanza in particolare. Stanza che ora dovrà subire un’ ispezione accurata.
La polizia del commissariato di Aversa, probabilmente, ha già capito tutto, ma temporeggia in attesa di riscontri. Chi sta giocando sulla pelle dei malati sta giocando con il fuoco. E gli inquirenti lo sanno bene.

LA REAZIONE
«Mi sto recando al commissariato per depositare la denuncia alla polizia. Sento che c’è qualcosa che non va in ciò che è successo. La stanza dove si trova quel tubo era chiusa, com’è possibile?». Quasi piange al telefono, la direttrice dell’ospedale «Moscati» di Aversa, Angela Maffeo. Ma resta ferma e irremovibile: «Ho bisogno di capire se dietro alla rottura del tubo c’è qualche altra cosa, qualcosa di pericoloso», continua.

Chi la conosce, sa che non si arrende. A ridosso del primo anniversario del suo arrivo ad Aversa - era stata incaricata il 1 giugno del 2017 di guidare il Moscati - la dottoressa Maffeo, originaria di Ruviano, chirurgo oncologo e specialista in Igiene e Medicina del Lavoro, si trova a fronteggiare episodi spiacevoli. Proprio lei che ha speso più di trent’anni nel Servizio sanitario nazionale. Sa bene la dinamica di alcuni ambienti. «È impossibile che siano tutte coincidenze - continua - mi dicono che penso sempre a male, ma un incendio prima, poi il tubo rotto all’improvviso, un furto a casa mia risalente a pochi giorni fa con tanto di messaggio in codice, insomma questi eventi m’inquietano. Stiamo forse rompendo le uova nel paniere a qualcuno? Io non mi piego, questo devono saperlo tutti».

C’è un riferimento, probabilmente, a una schiera di personale, seppur piccola, che gode, ad esempio, di piccole rendite di riposi settimanali. Che si rintana negli uffici amministrativi e non è in corsia. È forse questo ciò che vuole dire la direttrice? Non lo dice esplicitamente, ma l’aria che si respira all’ospedale «Moscati» di Aversa è pesante, con buona pace dei sindacati.

Ieri, la Maffeo ha depositato e integrato la denuncia contro ignoti alla polizia del commissariato di Aversa, diretto da Paolo Iodice. Al commissariato c’è un nucleo di agenti addetti alle indagini spostato temporaneamente dalla squadra mobile di Casal di Principe al presidio normanno. «Ci tengo a spiegare, comunque, che il disservizio provocato dalla fuga della sostanza, è rientrato 15 minuti dopo. Mi dispiace per l’inconveniente», conclude la Maffeo. La dottoressa è stata chiamata a gestire un ospedale visto come «la patata bollente» che nessuno vuole pelare. Ora, l’ospedale è alle prese con un’altra emergenza: una serie di episodi che potrebbero nascondere delle intimidazioni ai vertici dell’azienda.
© RIPRODUZIONE RISERVATA