Imprenditore campano ucciso
a coltellate, fermato il suo socio

Imprenditore campano ucciso a coltellate, fermato il suo socio
Giovedì 14 Giugno 2018, 12:24 - Ultimo agg. 20:15
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Lo avrebbe ucciso il socio in affari, probabilmente per dissidi di natura economica, l'annuncio della chiusura dell'attività imprenditoriale in comune. Con questa convinzione, supportata da diversi elementi probatori che saranno presentati al gip, la procura di Modena, a firma del pm Marco Niccolini, ha emesso la scorsa notte un decreto di fermo nei confronti di Pietro Ragazzo, cinquantenne originario di Avellino, ma residente a Modena, per l'omicidio di Raffaele Cavaliere, imprenditore edile di 67 anni del Casertano, ma che viveva da tempo sempre nella città emiliana, trovato cadavere ieri mattina dalla polizia di Stato, in via Emilia Est all'altezza di Gaggio di Piano.

Il delitto sarebbe avvenuto nel corso della giornata di martedì, quella precedente il rinvenimento, avvenuto grazie al gps dell'auto della vittima (una Alfa Romeo 156 vecchio modello), successivamente all'allarme dato da uno dei figli di Cavaliere, che non riusciva a mettersi in contatto con lui da diverse ore. Non è chiaro se l'omicidio sia avvenuto in quell'area e direttamente all'interno della vettura, dove il 67enne è stato trovato massacrato da numerosi fendenti, sui sedili posteriori. L'assassino, che aveva una srl a Modena appunto con Cavaliere, e che avrebbe agito per l'intenzione di chiudere la società, avrebbe utilizzato un cutter per uccidere il 67enne; l'arma, stando a quanto riferito dalla squadra mobile della polizia, oggi in conferenza stampa a Modena, è stata ritrovata ed era in possesso proprio di Ragazzo. Altro elemento determinante per il provvedimento, il fatto che il presunto omicida si sarebbe fatto venire a prendere in auto da almeno una persona (che è stata ascoltata) non lontano da dove poi è stato trovato il cadavere dell'imprenditore casertano.

Se il questore di Modena, Filippo Santarelli, sottolinea la rapidità delle indagini della mobile, il procuratore capo Lucia Musti chiarisce che «quella che ha portato al fermo dell'indiziato è stata l'unica possibile pista battuta fin da subito». Il vice questore aggiunto Marcello Casello, capo della mobile, mette in evidenza infine che numerosi aspetti legati al delitto devono ancora essere approfonditi, pur essendoci tutti gli elementi necessari per il fermo. Le indagini si sono avvalse anche delle immagini di alcune telecamere di sorveglianza, così come dell'individuazione delle celle telefoniche. Dettagli, anche questi, che confermerebbero, secondo gli inquirenti, le responsabilità di Ragazzo, alle cui spalle risultato alcuni precedenti penali per reati contro il patrimonio. Non è stato riferito se il fermato abbia o meno confessato la responsabilità dell'accaduto: ma l'indiscrezione sul movente, la dissoluzione annunciata della srl, fa pensare che non solo gli inquirenti avessero in mano qualche elemento, ma che pure il sospettato abbia ammesso qualcosa.

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