Ucciso imprenditore casertano,
l'ombra lunga della camorra

Ucciso imprenditore casertano, l'ombra lunga della camorra
Mercoledì 13 Giugno 2018, 20:00
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Lo stavano cercando dal pomeriggio di ieri: è stato trovato, cadavere, attraverso il gps della sua Alfa Romeo 156 vecchio modello, prima dell'alba. Il corpo di Raffaele Cavaliere, 67 anni, imprenditore edile originario di San Cipriano d'Aversa, da tempo trapiantato nel Modenese dove aveva aperto un'attività, era sui sedili posteriori. Martoriato da numerose coltellate, in più parti del corpo; uno squarcio, evidente, all'altezza della gola. Chi lo ha ucciso, ha infierito con particolare violenza.

A dare l'allarme era stato il figlio, non vedendolo rientrare. La tecnologia, verso le due del mattino, ha condotto gli agenti della squadra mobile della polizia lì dove via Emilia Est incrocia via Mavora, una strada buia che offre angoli nascosti. In uno di questi era parcheggiata l'auto grigia, quando gli inquirenti sono arrivati.

La frazione, Gaggio di Piano (tra Modena e Castelfranco Emilia), è la stessa dove a gennaio fu rinvenuto un altro cadavere, quello della prostituta ungherese di 24 anni Arietta Mata. Solo una macabra coincidenza, però: tra i due delitti (per il primo c'è già stato un arresto) non sembra esserci legame alcuno.

Gli uomini della polizia scientifica sono rimasti al lavoro per ore, raggiunti dal pm di turno, il sostituto procuratore Marco Niccolini. L'arma non sarebbe stata trovata, nemmeno dopo che l'intera area è stata scandagliata con i sistemi di illuminazione dei vigili del fuoco. Per il momento le ultime ore di vita di Cavaliere, che abitava in una zona periferica di Modena, restano un mistero da cui partire per ricostruire quello che al momento è un giallo. Almeno questo trapela, finora.

Diverse sono le ipotesi sul tavolo degli investigatori. Impossibile, ad esempio, non prendere in considerazione l'origine del 67enne, il Casertano, e l'ambito lavorativo, l'edilizia, in una provincia come quella modenese che nella prima decade del Duemila era diventata una succursale vera e propria dei camorristi casalesi, che proprio nel mondo delle costruzioni facevano affari d'oro, soprattutto con estorsioni. Ma al di là dell'automatismo, legato a ragioni storiche, questa pista non troverebbe particolari riscontri per ora, anche perché la fedina penale dell'imprenditore edile ucciso risulta intonsa.

Il contesto lavorativo comunque viene preso in considerazione: uno dei possibili scenari legati al misterioso delitto parrebbe essere proprio quello economico e in questa direzione potrebbero essere state ascoltate delle persone. L'assassino magari ha infierito con una tale violenza per un senso di vendetta? Non è da escludere. Se ne saprà di più, con ogni probabilità, solo nelle prossime ore, considerando che da Corso Canalgrande, sede della procura, nessuna dichiarazione ufficiale è stata resa a proposito dell'omicidio.
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