San Felice a Cancello: 40 contro il parroco, 1.500 fedeli lo difendono

La comunità religiosa contro i firmatari della missiva al Papa

La mobilitazione dei fedeli della parrocchia di Sant'Alfonso Maria de' Liguori
La mobilitazione dei fedeli della parrocchia di Sant'Alfonso Maria de' Liguori
di Aniello Renga
Martedì 21 Febbraio 2023, 08:47 - Ultimo agg. 23 Febbraio, 10:25
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Con quasi 1.500 firme, Cancello Scalo si schiera col suo parroco e il suo vescovo. Don Giuseppe De Rosa e monsignor Antonio Di Donna, rispettivamente parroco di Sant'Alfonso Maria de' Liguori di Cancello Scalo e vescovo di Acerra «hanno subito pesanti attacchi da un limitato gruppo di concittadini», scrivono dal gruppo parrocchiale, in risposta ad una precedente lettera, sottoscritta da una quarantina di persone e indirizzata a Papa Francesco e a tutti i vescovi della Conferenza Episcopale della Campania. «Questa missiva - continuano i parrocchiani - ha suscitato sentimenti di profondo sconcerto, amarezza e di incredulità nella comunità cancellese».

I 1.406 firmatari si schierano a totale difesa dalle accuse rivolte a Don Giuseppe per le quali «non è più accettabile che un sacerdote di Dio, pastore della chiesa, approfitti del ruolo sovvertendo appieno il suo mandato, infischiandosene delle sue gravi manchevolezze, continuando imperterrito nell'opera di devastazione, chiudendo le porte a Dio, alimentando scontri, competizioni, schieramenti, certo di godere della certezza di essere intoccabile, protetto da chi preferisce chiudere occhi e orecchie».

Accuse, che non hanno risparmiamo il vescovo Di Donna definito «pienamente consapevole di quanto accade perché molte persone, totalmente nauseate e disorientate per quanto avviene quotidianamente nella suddetta Comunità, gli hanno comunicato della situazione a dir poco grottesca, stanche di chi utilizza l'abito talare e l'altare in modo improprio». E ancora: «Al vescovo è stato sempre e solo chiesto che la Comunità avesse una guida degna di tale nome, amorevole, capace di essere collante per la Comunità, testimone della Parola di Dio. Il vescovo a tutt'oggi se ne è lavato le mani. Ponzio Pilato è rimasto nella memoria storica per essersi lavato le mani. Uno ne basta e avanza».
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Il gruppo parrocchiale prende nettamente le distanze dalle accuse mosse contro il proprio parroco e il proprio vescovo. «La comunità cancellese - ribattono i 1.406 firmatari - non si ritrova nella narrazione fantasiosa di una realtà di paese fondata su odio e divisione». E in difesa di don De Rosa: «Il nostro Parroco, don Giuseppe, si è sempre adoperato per il bene comune, con generosità e carità cristiana, sollecitando, con delicatezza, la partecipazione alla condivisione. Contrariamente a quanto affermato, don Giuseppe è sempre stato aperto ad ogni iniziativa ed attività volte a promuovere incontri tra persone, di ogni età, che si spendono con e per gli altri e fanno della gratuità la loro forza».
Sarebbe proprio questo il motivo per il quale alle accuse di un piccolo gruppo di fedeli, monsignor Di Donna non sarebbe intervenuto. «Siamo certi - continuano i parrocchiani, questa volta a difesa di Di Donna - che, se il nostro Vescovo non ha ritenuto di adottare alcun provvedimento riguardo don Giuseppe, è perché la realtà è ben diversa da quella descritta».

«Siamo fiduciosi - conclude il gruppo parrocchiale - che l'intera comunità sia pronta a camminare senza che i pregiudizi condizionino il nostro agire e le nostre parole». Stemperano i toni, dagli ambienti più vicini alla Chiesa, mentre sui social i commenti non lasciano spazio ad interpretazioni. «Quaranta fedeli su seimila, dice già tutto», commenta la signora Rosaria; «una quarantina di firme non sono la maggior parte della comunità», fa eco la signora Gina. C'è chi, invece, più distaccato vede un possibile confronto: «L'accusa pone l'accento sul fatto che si alimentano scontri e competizioni, mentre la risposta cita l'operato e l'apertura ad ogni iniziativa ed attività volte. Non è che forse chi scrive chiede che sia il parroco ad avviare iniziative e non solo ad accoglierle, mentre invece chi risponde lo fa a giustificare ciò che non è mai stato in discussione ovvero l'operato del parroco»?
Poco più di 5.500 anime, per la parrocchia, quella di Sant'Alfonso Maria de' Liguori non certamente nuova ad iniziative simili. Vissero simili episodi, in ultimo, don Silvano Vigliotti, ma ancora prima perfino don Giannino D'Alise, poi vescovo di Caserta, oggi tanto ricordato in città.
 

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