Interporto, i disoccupati in rivolta:
«Evento grave, sicurezza a rischio»

Interporto, i disoccupati in rivolta: «Evento grave, sicurezza a rischio»
di Giuseppe Miretto
Sabato 30 Marzo 2019, 13:00
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Cantieri contesi e operai contro operai. Ma anche Comune e Interporto finiti sotto costante pressione. Ha superato il livello di guardia la tensione tra i 70 edili disoccupati, e soprattutto tra le 54 unità ancora escluse dal piano di reintegro occupazionale. Ieri mattina, è stato pacificamente assaltato, e occupato, pure l'unico cantiere ancora aperto: lavori sospesi, forze dell'ordine schierate e in allerta i reparti della celere. Prima c'è stato il presidio al «varco Ficucella» dell'Interporto. Poi, la mobilitazione in massa al comune di Maddaloni. Ieri, l'happening di protesta sui cantieri.

Ormai è mobilitazione permanente quotidiana. Si è inceppato il cronoprogramma di riapertura dei cantieri che, sebbene a scaglione e a tempo determinato, avrebbe creato occupazione per 50 edili grazie alle opere affidate alla Sogesa, Gnarra Costruzioni, Calabit, Cacem e Temar del gruppo Edimo. Nulla di fatto grazie a complicazioni autorizzative, ma anche per effetto degli eventi giudiziari. Sono pertanto finiti sotto assedio il varco Ficucella dell'Interporto Sud Europa e il comune di Maddaloni (sul cui territorio dovrà decollare il più grande dei capannoni in programma). Esasperato e preoccupato il sindaco Andrea De Filippo ha chiesto un intervento del prefetto Ruberto: «C'è grave tensione sociale determinatasi dal licenziamento collettivo dei lavoratori dell'indotto dell'Ise e per il loro mancato collocamento», ha scritto. L'appello, ispirato dall'urgenza di prevenire «situazioni di grave allarme per ordine e la sicurezza pubblica», culmina con una richiesta di un intervento istituzionale e di mediazione della Prefettura e di tutti i soggetti coinvolti nella crisi occupazionale. «Non faccio allarmismo precisa il sindaco- ma esiste una oggettiva situazione socioeconomica poco gestibile». A nemmeno 24 ore dall'appello, sono scattate oltre cinque ore di presidio dei cantieri.
 
Al grido «ridateci il nostro cantiere e il nostro lavoro», si sono ripetute scene già viste: gli operai disoccupati hanno contestato l'impiego di altre maestranze rivendicando il diritto per tutti ad usufruire di «spazi lavorativi e delle opportunità occupazionali residue». È solo l'inizio perché la protesta non si fermerà finché non riparte il piano di riassunzione delle 70 unità nel completamento dell'«area degli insediamenti merceologici e produttivi che del terminal intermodale», secondo i profili professionali richiesti.

A mediare tra le rivendicazioni rabbiose, le istituzioni e le forze dell'ordine, è intervenuto Mauro Naddei vicesegretario provinciale dell'Ugl: «Già il 20 marzo scorso avevamo, in chiave largamente preventiva, sollecitato un intervento delle istituzioni. Adesso, alla luce del deterioramento della crisi, reputiamo indifferibile il coinvolgimento anche della Regione nella gestione della crisi occupazionale in quanto già fortemente impegnata in un piano di investimento infrastrutturale, rilancio e il completamento della piattaforma intermodale». Viste le ricadute anche delle inchieste in corso, l'Ugl invoca l'«insediamento di un commissario straordinario che possa garantire il rispetto degli accordi occupazionali ma anche il decollo di tutte le commesse». Insomma, non solo garantire l'apertura dei cantieri dei capannoni ma anche per la costruzione e il raddoppio dei collegamenti ferroviari, da e per il porto di Napoli, unitamente alla futura area di presa e consegna nell'area logistica della piattaforma intermodale.
 
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