Investimenti-truffa: pressioni sui giudici per salvare il tesoro

Investimenti-truffa: pressioni sui giudici per salvare il tesoro
di Mary Liguori
Sabato 23 Febbraio 2019, 17:56 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 11:52
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Ha tentato, a quanto pare senza riuscirci, di salvare capre e cavoli, avvicinando il giudice che, secondo lui, si sarebbe occupato della procedura fallimentare del suo patrimonio. Retroscena, uno dei tanti, della vicenda della truffa milionaria ai danni di ricchi e poveri di Aversa e dintorni che avrebbe avuto per protagonista Luigi Fiordiliso, la «sua» banca, la Popolare Normanna, i soldi, tantissimi, che ha spillato a ignari investitori nel corso di anni e anni di frodi, raggiri e «grazie» giudiziarie. Da ieri una parte dei beni che Fiordiliso avrebbe messo insieme con il denaro delle truffe è sotto sequestro e la Procura di Napoli Nord tenterà la via della confisca diretta. Meno di tre milioni di euro vale il tesoro di Fiordiliso, intestato a lui, ai suoi figli, alla moglie e al cognato. Sono tutti indagati, ma per chi a causa degli investimenti frode di Fiordiliso ha perso i risparmi di una vita, quel patrimonio è solo la punta di un icerberg. Lo chiariranno, se ci sono altri beni, gli accertamenti in corso, delegati dal procuratore Francesco Greco al nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Caserta che, per ora, ha bloccato il denaro, le proprietà immobili e i conti di Fiordiliso, dei figli Marcello, Edoardo e Francesco, della moglie e del cognato, Antonio e Clementina della Volpe. I reati contestati, a vario titolo, sono la bancarotta fraudolenta, la truffa aggravata, l'abusivismo finanziario e il riciclaggio.

«PARLO CON IL GIUDICE»
Nel 2016, è agli atti, il mediatore finanziario che avrebbe frodato oltre cento persone, tenta di avvicinare il magistrato Nicola Graziano, originario di Aversa e giudice presso la Corte d'Appello di Napoli. Graziano, ha saputo Fiordiliso dal suo avvocato, «è l'assegnatario della «actio nullitatis» relativa al suo fallimento». Il mediatore cerca più volte di incontrarlo prima della data dell'udienza, fissata al 8 luglio 2016. E si apposta sotto casa del magistrato. Lo fa, secondo quanto ha ricostruito il pm agli atti dell'inchiesta, in almeno due occasioni: il 4 e il 5 luglio, Fiordiliso s'aggira per la zona in cui risiede l'ignaro giudice, e si arrende solo quando lo incontra. I due si conoscono, si danno del tu e si scambiano dei convenevoli. Null'altro. Il magistrato, assolutamente estraneo alle indagini, mai saprà per quale ragione Fiordiliso si apposta sotto casa sua in quei giorni. Successivamente, Fiordiliso è intercettato mentre dice alla moglie. «Ci vado sotto casa... è inutile che bluffo con lui... siamo amici... gli ho fatto anche la campagna elettorale... gli dico: io sto in mano a te». Tutto inutile. Il Tribunale di Napoli Nord dichiara il fallimento, al termine della proceduta, e siamo al 2017 momento in cui, ormai schiacciato dalle richieste dei clienti, Fiordiliso non riusce più a coprire neanche una minima parte delle istanze, come ha fatto fino a poco tempo prima. Men che meno sono valsi a qualcosa i suoi tentativi di fare pressioni sui giudici.

IL DIPINTO DEL SENATORE
Se i tentativi di avvicinare Graziano non hanno portato a nulla, tant'è che per il crac della Banca Normanna Fiordiliso è stato anche rinviato a giudizio, i rapporti con un altro magistrato, l'ex senatore Pasquale Giuliano, sarebbero stati di natura diversa. Dice Fiordiliso alla moglie che Graziano gli avrebbe assicurato: «In realtà... io ti proteggo... anche ad Aversa in tribunale...». E si sfoga, il presunto truffatore di professionisti e di operai. Perché Giuliano, che anche gli ha affidato i suoi soldi, ne ottiene la restituzione e, per ammortizzare la perdita, si impossessa anche di un pregiato dipinto del 700 di proprietà di Fiordiliso. Indispettito dal fatto che l'ex senatore si sia fatto restituire il denaro e intenda anche impugnare la situazione da un punto di vista legale, il mediatore commenta con la moglie: «Gli ho detto: adesso tutta la città saprà che sei l'unico che ha riavuto i soldi... ti conviene?»: una sorta di minaccia che avrebbe rivolto al politico. «Fai come vuoi tu, ma secondo me devi levare sta richiesta... io mi devo difendere: tu cerchi 100mila euro».

«SPERO CHE CI ASCOLTINO»
L'atteggiamento verso i creditori, di cui solo una cinquantina ha denunciato, è quella da debole con i forti e forte con i deboli. Fiordiliso s'accorda per restituire a rate i soldi a importanti clienti truffati, ha contatti con Cipriano Chianese, il re dei rifiuti condannato per disastro ambientale e rapporti con la camorra, ma ignora le richieste dei piccoli risparmiatori. Anche durante la fase di distrazione dei beni, si legge una certa superbia da parte degli indagati. Parlano, intercettati, Fiordiliso padre col figlio Francesco. E quest'ultimo, riferendosi alla guardia di finanza, che teme lo stia intercettando, dice: «Il concetto è da far capire a questi imbecilli, perché sotto il punto di vista delle competenze giuridiche, solo così li posso definire». Forte dell'immunità di famiglia, evidentemente Fiordiliso jr crede che la si farà franca ancora una volta. Ieri i sigilli che provano che, dopotutto, non si può sfuggire per sempre alla giustizia.
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