«Io, primario licenziato in tronco:
sono vittima delle lobby sanitarie»

«Io, primario licenziato: sono vittima delle lobby sanitarie»
«Io, primario licenziato: sono vittima delle lobby sanitarie»
di Marilù Musto
Sabato 26 Maggio 2018, 06:10 - Ultimo agg. 15:07
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«C’è probabilmente la volontà di qualcuno di cancellare l’Emodinamica h24 e la Cardiologia interventistica dall’ospedale di Caserta per far entrare un’altra persona che non ha il percorso formativo adatto. Non posso escludere che il mio licenziamento nasconda un movente ben più serio che si ripercuoterà sulla pelle dei pazienti». Al dottor G. S. tremano le mani. È lui il medico licenziato dal manager dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, Mario Nicola Vittorio Ferrante, il 22 maggio.

È sulla soglia della pensione e per 40 anni ha messo le mani dove batte il cuore. Lavoro a rischio, fatto di sapienza e di passione. «Malpractice» è la contestazione che gli viene mossa dall’azienda. Il medico non avrebbe rispettato il protocollo, per l’accusa. È pur vero che il paziente di 56 anni operato, poi morto a febbraio scorso, presentava diverse patologie quando è stato ricoverato: fibrillazione atriale permanente in terapia con anticoagulanti, esiti di ictus cerebrali da embolia a partenza cardiaca, ipertensione arteriosa, impianto stent nel 2018 e tanto altro. È deceduto il 27 febbraio dopo l’intervento per la chiusura «auricola atriale sinistra». E ha smesso di respirare per una complicazione polmonare, sembrerebbe. Un paziente su mille muore nel post-operatorio, dice la statistica. Il camice bianco, primario, è stato spedito a casa per un altro motivo: per non aver compilato bene la cartella clinica. Ora, però, spiega le sue ragioni con la fronte rigata dal sudore e la delusione negli occhi.

«Dopo quarant’anni di esperienza in medicina non ho mai avuto problemi, né con i colleghi né con i malati - dice - qui a Caserta, nell’ospedale della mia città, ci sono entrato con i calzoncini corti». Si commuove. «Mi descrivono come un medico che ha lasciato il malato nelle mani dello specializzando - dice indicando la notifica del provvedimento di licenziamento - questo non è assolutamente vero. Cercavano un motivo per farmi fuori e ci sono riusciti. Il percorso diagnostico-valutativo del paziente era stato eseguito prima del ricovero». Non si dà pace, il primario. Proprio ora che stava «salvando» la Cardiologia interventistica d’emergenza, la branca della medicina, per intenderci, che si applica quando c’è un infarto. Proprio ora che aveva deciso di non andare in pensione per preservare il lavoro di 30 anni e fare in modo che anche a Caserta si possano eseguire le nuove tecniche interventistiche per la cardiologia. Il ramo in questione gestito dal primario G.S. rischia di scomparire dall’ospedale casertano.

E proprio in questo colpo di spugna s’innesta il motivo della ruggine nata fra il dottor G.S. e l’azienda ospedaliera.

Dopo la dipartita della Commissione straordinaria ministeriale con a capo Cinzia Guercio che ha lavorato all’ospedale di Caserta - la prima azienda sciolta per infiltrazione della camorra nel settore amministrativo - sono iniziati i problemi.

La Commissione aveva organizzato la «Cardiologia» in due ripartizioni: la Cardiologia d’emergenza con Emodinamica interventistica e la Cardiologia Clinica, ma con il nuovo atto aziendale del settembre 2017 è scomparsa l’Emodinamica diretta dal dottor G. S. e, di contro, si è aggiunta la direzione Universitaria con Utic. Si arriva, quindi, a settembre, quando il primario di Emodinamica viene «spogliato» di un’unità complessa. E così, fa ricorso al Tar e scrive una denuncia in procura a Santa Maria Capua Vetere. Il tutto accade mentre l’azienda ospedaliera tenta di inserire nell’organico un altro medico proveniente dalla branca diversa dell’Emodinamica. Questo, almeno, è quello che viene raccontato nei corridoi dei reparti il giorno dopo la bufera.

A febbraio di quest’anno, scoppia il caso: il paziente muore e la famiglia del 56enne sporge denuncia. Anche l’azienda ospedaliera avvia un’indagine interna con un’apposita commissione composta da Antonietta Siciliano, Franco Mascia, Danilo Risi e Massimo Mensorio. E viene applicata la sanzione più estrema per il capo della Cardiologia interventistica: il licenziamento.

Per cosa? Per aver incaricato uno specializzando di inserire della cartella clinica i dati del paziente di 56 anni e per non aver convocato l’Heart Team, una commissione apposita che valuta i metodi per operare un paziente. «Se mi avessero contestato una manovra in sala operatoria fatta da uno specializzando al posto mio, allora avrei capito - dice il primario - ma qui mi si sta accusando di aver incaricato uno specializzando, che è un medico a tutti gli effetti, di inserire i dati anagrafici del malato nel computer. E poi, a cosa sarebbe servito l’Heart Team? Nel caso del paziente in esame, con un quadro molto complesso, non c’era che una possibilità per agire e operare ed era quella concordata con il paziente e il suo medico curante. Non c’erano alternative terapeutiche, esiste un’unica soluzione». Così recita infatti il documento “istituzione del documento dell’Heart Team” controfirmato dagli stessi componenti della commissione che ha licenziato il medico. «Nel caso specifico, il malato ha firmato il consenso informato», spiega il primario licenziato. Il paradosso sta nel fatto che a sancire la necessità di convocare l’Heart Team per gli interventi chirurgici era stato proprio il dottor G.S. con una circolare del 7 marzo del 2013, ripresa e poi controfirmata il 10 ottobre del 2017 dal dottor Franco Mascia.

Sullo sfondo, al di là della vicenda, c’è la possibilità dell’impoverimento di specializzazioni all’ospedale. Sarebbe stato bloccato il concorso voluto proprio da G.S. per Emodinamica. Da qui i problemi del medico con i vertici dell’azienda ospedaliera. «Ora mi difenderò impugnando il provvedimento dell’azienda» conclude.
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