Jabil, le maestranze marciano
in massa su Confindustria

Jabil, le maestranze marciano in massa su Confindustria
di Enzo Mulieri
Sabato 29 Giugno 2019, 14:30
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Dopo il nulla di fatto al ministero dello Sviluppo, torna in ballo la vertenza Jabil Circuit Italia che vede a rischio la posizione di 350 dipendenti dello stabilimento di Marcianise.

È convocata infatti per lunedì, presso Confindustria, la prima consultazione territoriale tra azienda e sindacati per l'esame congiunto della procedura di licenziamento collettivo aperta all'inizio della settimana. La riunione è prevista per le ore 16,30, ma ad «accompagnarla» sarà il corteo degli operai che raggiungeranno il capoluogo in massa, almeno secondo quanto previsto ieri mattina in occasione dell'assemblea informativa che si è tenuta dinanzi all'ingresso della fabbrica.
 
Sempre lunedì, ma in mattinata, sarà il segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti ad ascoltare in diretta gli operai della multinazionale, sull'onda di una mobilitazione che si fa sempre più insistente e pressante. L'incontro con Zigaretti anticiperebbe solo di qualche giorno l'altro appuntamento con la protesta presso il consolato Usa di Napoli. Intanto continua a suscitare i commenti più disparati l'esito negativo del tavolo di confronto al Mise, là dove le posizioni tra le parti sono risultate sempre più distanti, con i sindacati che hanno opposto un forte diniego alla procedura. Così come si è rivelata assai determinata e convincente l'altro giorno l'azione di contrasto portata avanti sia dal vicecapogabinetto Giorgio Sorial, sia dall'assessore regionale al Lavoro Sonia Palmeri, sia dal sindaco di Marcianise Antonello Velardi.

Sull'altro piatto della bilancia le motivazioni dell'azienda che, secondo quanto dichiarato dal manager Clemente Cillo, per fronteggiare la crisi avrebbe esperito tutti i tentativi per incentivare gli esodi volontari (una novantina in tutto), una volta venuta meno anche la disponibilità da parte di 60 addetti a lavorare fuori per una nuova commessa targata Sielte. Di qui una decisione drastica e un'interlocuzione negata; in bilico resta più che mai il posto di lavoro di 350 persone, così come affatto secondario risulta il disappunto di quanti potevano ancora aderire al piano esuberi e che adesso vedono compromessa questa opportunità. Crisi Jabil Circuit sempre più al centro del dibattito, pertanto, con una partecipazione del tutto straordinaria di tutte le forze politiche. A cominciare dal presidente dell'amministrazione provinciale di Caserta preoccupato per le sorti dell'economia in Terra di Lavoro. «In gioco c'è la sopravvivenza non solo di un'azienda ma di un intero indotto che verrebbe messo in ginocchio da una drammatica chiusura - ha dichiarato Giorgio Magliocca - i licenziamenti previsti vanno immediatamente ritirati e bisogna mettere in campo ogni energia per trovare con la proprietà soluzioni accettabili che salvaguardino la dignità e il diritto alla serenità di tante famiglie. Si faccia presto e bene. Per quanto di nostra competenza, siamo pronti a fare la nostra parte». Anche sul versante di segno opposto dal punto di vista politico non mancano interventi autorevoli. Tra i più significativi quello di Guglielmo Epifani, deputato di Leu ed ex leader della Cgil. In un'interrogazione diretta al ministro Di Maio vuole sapere «quali iniziative intende intraprendere perché vengano garantiti i livelli occupazionali di Jabil Circuit, considerato che i licenziamenti andrebbero a colpire l'intera area di sviluppo industriale di Marcianise, un distretto già martoriato dalla crisi». Sulla stessa lunghezza d'onda e sempre da sinistra, l'analisi del massimo esponente Nicola Fratoianni.

Fanno discutere gli aggiornamenti sulla situazione finanziaria della Srl che, dopo aver fatto ricorso per diversi anni agli ammortizzatori sociali, ha denunciato nell'ultima verifica al Mise una perdita di 20 milioni di euro. Un impasse che è stata imputata a cause diverse, comunque dopo tre anni di ottimi risultati a livello di fatturato, dal 2015 al 2017. Sito di Marcianise, allora, in fase di ridimensionamento contrariamente a quanto avviene presso la Corporate Usa.
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