Jabil Marcianise, operai in prefettura:
«No al licenziamento collettivo»

Jabil Marcianise, operai in prefettura: «No al licenziamento collettivo»
di Francesco Agrippa
Sabato 1 Ottobre 2022, 10:00
3 Minuti di Lettura

Dopo il netto rifiuto da parte dell'azienda di trattare sui 190 licenziamenti i lavoratori della Jabil, ieri mattina, nonostante il tempo inclemente, hanno effettuato un presidio davanti alla Prefettura di Caserta.

Giovedì, nel tavolo per l'esame congiunto previsto dalla procedura di licenziamento collettivo, tenuto in videoconferenza, i sindacati hanno chiesto il ritiro dei licenziamenti, ottenendo in risposta un secco «no» da parte dei vertici Jabil.

In una nota, la rappresentanze sindacali unitarie spiegano di «aver chiesto formalmente il ritiro del provvedimento dichiarandosi disponibili ad affrontare la complessità del problema industriale del sito, identificando opportune soluzioni condivise e non traumatiche.

Necessarie, infatti, anche le sollecitazioni alle istituzioni interessate che, anche attraverso le forme di lotta messe in campo, torneranno ad essere coinvolte. L'azienda - si legge nella nota si è dichiarata indisponibile al ritiro della procedura, riconfermando il piano industriale presentato e gli esuberi conseguenti».

Un percorso che i sindacati hanno ritenuto inaccettabile e hanno annunciato il proseguimento di manifestazioni e presidi interni ed esterni lo stabilimento.

Ieri, quindi, c'è stato il primo atto con la manifestazione davanti alla prefettura. Dopo oltre tre anni di lotte, di proteste, di trattative e di accordi che hanno portato alla drastica riduzione del personale, la scorsa settimana, la Jabil ha annunciato la procedura di licenziamento collettivo per 190 dipendenti. Gli esuberi sarebbero stati già previsti nei vari piani industriali presentati dalla multinazionale, che al momento conta 440 dipendenti, ma sarebbero stati mantenuti in servizio per il periodo della pandemia grazie agli ammortizzatori introdotti durante l'emergenza.

Un passo atteso già da tempo poiché l'azienda dell'elettronica, nei vari piani industriali presentati, aveva già annunciato di voler arrivare ad un organico di 250 dipendenti, ritenuto un livello in grado di garantire la realizzazione delle commesse di lavoro.

Purtroppo, la ricollocazione prevista per gli esuberi non è andata a buon fine, sia perché alcune aziende che hanno rilevato i lavoratori dopo aver incassato ingenti somme elargite dalla Jabil per incentivare l'uscita non si sono rivelate affidabili (250 assorbiti dalla Softlab sono da tempo in cassa integrazione, mentre 23 che furono trasferiti alla Orefice Group si trovarono dopo un po' di tempo con l'intimazione di trasferimento in Sardegna).

Vero è che lo scorso 17 febbraio, presso il Mise, fu sottoscritto anche un accordo per la ricollocazione di 222 lavoratori nella Newco formata da Tme e Invitalia, ma proprio le fallimentari esperienze precedenti hanno fatto sì che solo una trentina di persone hanno accettato il trasferimento su base volontaria. 

Video

«I lavoratori, i cittadini e le istituzioni affermano i rappresentanti sindacali provinciali - devono impedire alla multinazionale americana di proseguire in una scelta inaccettabile che provocherebbe un dramma sociale e un'ulteriore impoverimento del territorio. Caserta continua a subire un depauperamento industriale nell'indifferenza politica sia territoriale che nazionale. È ormai endemica la crisi del perimetro dell'elettronica che coinvolge circa 1300 addetti tra Jabil, Softlab e la reindustrializzazione di Whirlpool Carinaro-Teverola. Il Governo e la Regione devono farsi carico del problema». La situazione continua ad essere difficile ma i lavoratori non si arrendono e fanno sentire la propria voce. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA