Jabil, sciopero a scacchiera no-stop Attesa per l'incontro al Ministero

Il dirigente di Jabil Circuit Italia Clemente Cillo continua a volere il licenziamento collettivo.

Le proteste alla Jabil
Le proteste alla Jabil
di Franco Agrippa
Giovedì 2 Febbraio 2023, 08:49 - Ultimo agg. 18:46
4 Minuti di Lettura

Mentre nel sito della zona industriale di Marcianise i lavoratori della Jabil continuano ad oltranza con lo sciopero a scacchiera (un'ora per ogni turno di lavoro) si attende la prossima riunione del tavolo di crisi presso il Ministero dell'Impresa e del Made in Italy che è stata programmata per la settimana del 13 febbraio.
La decisione annunciata dalla rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) di proseguire lo stato di agitazione permanente è arrivata al termine di un ennesimo confronto tenuto in Regione Campania, dove il massimo dirigente di Jabil Circuit Italia Clemente Cillo ha ribadito l'intenzione di continuare sulla strada del licenziamento collettivo.

Intanto, nei prossimi dieci giorni bisognerà trovare una concreta soluzione alla vertenza che, ormai da oltre tre anni, attanaglia i lavoratori nei confronti della multinazionale americana.

Un ruolo importante lo dovrà avere proprio la Regione Campania, che già ha dimostrato la disponibilità negli scorsi mesi, che diverrà ancora più decisivo con la proroga dell'ammortizzatore sociale ricevuto e con i trenta giorni a disposizione per trovare soluzioni alternative ai licenziamenti da porre sul tavolo di confronto.

Anche il Mimit dovrà, come in passato, reperire soluzioni industriali per evitare che i 190 licenziamenti possano partire e una nuova disoccupazione per il territorio casertano. Dall'inizio della crisi, con l'annuncio del provvedimento di licenziamento collettivo annunciato dalla Jabil il 23 settembre scorso, l'unica proposta è stata nuovamente quella della Tme, industria di Portico di Caserta con la partecipazione di Invitalia (società del Ministero dell'impresa).

Video

Il piano presentato qualche settimana fa dalla Jabil per la ricollocazione dei 190 lavoratori, però, è stato respinto dai sindacati, che lo definirono «irricevibile», perché si tratta di «un progetto che per ora non ha neanche uno stabilimento - ribadirono i sindacati - e che i lavoratori Jabil hanno bocciato per evitare di ritrovarsi nella situazione dei tanti colleghi ricollocati in Softlab e Orefice, due casi di reindustrializzazioni fallite». Eppure, nel febbraio dello scorso anno presso il Ministero dell'Industria fu firmato un accordo tra la parti sociali e i sindacati che con un referendum interno fu approvato anche dai lavoratori. Solo il timore di poter fare la stessa fine dei loro colleghi passati a Softlab e Orefice, hanno indotto alla maggioranza dei lavoratori a non accettare il passaggio. Nell'accordo la Tme si impegnò ad assumere 200 addetti della Jabil, completando così il piano di esuberi della multinazionale americana, che dal 2019 aveva fatto fuoriuscire dal proprio organigramma già 275 lavoratori.

Erano 700 quando scoppiò la vertenza nel giugno del 2019, oggi sono 440. I fuoriusciti sono stati quasi tutti ricollocati in quelle aziende che avevano accettato, su invito delle istituzioni e incamerando soldi per ogni addetto riassunto, di reimpiegare i lavoratori Jabil in esubero, ma le ricollocazioni non sono andate bene: i 23 assunti di Orefice, azienda sarda, hanno prima ricevuto l'intimazione di un trasferimento in Sardegna, quindi licenziati in tronco (anche se l'azienda è stata condannata dal Tribunale di Napoli Nord), mentre gli altri passati in Softlab sono attualmente senza stipendi da circa tre mesi. «Questo ulteriore mese di cassa integrazione dovrà servire a trovare una soluzione industriale e occupazionale per dare prospettiva a tutti i lavoratori della Jabil» ha evidenziato Raffaele Apetino, segretario generale della Fim Cisl Campania. «Bisogna affrontare il tema dei 190 laboratori con una visione di prospettiva industriale per tutti i 440 lavoratori di Marcianise».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA