Jabil, i timori dei sindacati:
«Poche commesse, lavoro scarso»

Jabil, i timori dei sindacati: «Poche commesse, lavoro scarso»
Lunedì 22 Giugno 2020, 12:33
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A dispetto dell'accordo del 3 giugno scorso sul ritiro dei licenziamenti, allo stabilimento Jabil di Marcianise la situazione non si è ancora stabilizzata; continuano le tensioni, anche se latenti, tra lavoratori, sindacati e azienda. In una nota unitaria, le sigle dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm e Failms, si dicono «fortemente preoccupate per gli ulteriori cali di commesse e gli importanti livelli di insaturazione che costringono tutti i dipendenti di Marcianise a lavorare pochissimi giorni al mese»; un modo per dire che preoccupa non solo la situazione dei lavoratori per cui è stato dichiarato l'esubero, ma anche il destino dei 350 che resteranno.
 

 

C'è in corso la cassa integrazione, ma la questione dei bassi volumi di produzione, dovuti alla scarsità di commesse lavorate al sito di Marcianise (la maggior parte delle produzioni vengono realizzate in stabilimenti Jabil di altri Paesi), si trascina da tempo, ed è stata anzi tra le cause principali addotte dall'azienda nel giugno 2019 per procedere ai 350 esuberi; nei mesi scorsi 160 persone se ne sono andate volontariamente o sono transitate in altre aziende, ma resta sempre aperta la situazione dei 190 lavoratori licenziati a maggio e riammessi a giugno dopo le lunghe trattative e l'intervento forte del ministero del Lavoro. Per loro, come già annunciato più volte, restano gli strumenti dell'esodo volontario e della ricollocazione, da attuare entro metà agosto, quando scadrà lo stop ai licenziamenti disposto dal governo per il periodo di pandemia. Dopo la Jabil potrà tornare a licenziare, ma si auspica che nel frattempo il numero di 190 cali sensibilmente. 
 

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