Dopo gli incendi l'incuria, crollano i pini di Casertavecchia

Dopo gli incendi l'incuria, crollano i pini di Casertavecchia
di Nadia Verdile
Martedì 12 Febbraio 2019, 09:00
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Stanno venendo giù, uno dopo l'altro. Sono gli alberi bruciati nei roghi dolosi dell'estate del 2017, sono i pini sui declivi dei colli tifatini, sul versante della via provinciale, quella che collega Casertavecchia con la città in basso. In una sorta di effetto domino, si abbattono l'uno sull'altro. Sono ormai sradicati, alcuni penzolano nel vuoto, altri hanno intrecciato i loro rami morti a quelli dei superstiti ancora vivi. Incombono sulla strada, nelle giornate di vento e pioggia guadagnano centimetri verso il basso e moltiplicano la loro pericolosità. Ogni tanto qualcuno raggiunge la strada e ostruisce il passaggio. Finora la tragedia annunciata è stata evitata, ma la cattiva stagione non promette niente di buono.
 
Lo scorso 29 ottobre, quando la situazione non era così grave, una tempesta di vento fece crollare sulla strada diversi alberi. Col passare del tempo e con l'aumento dei crolli aumento il rischio eppure da un anno e mezzo i proprietari dei terreni, e dunque degli alberi, sono assenti e tutto tace. La mano criminale, causa del disastro ambientale provocato due estati fa, è ancora impunita e quella che fu un tempo la cornice verde della città resta arsa e rinsecchita. Regione e ministero dell'ambiente dovrebbero destinare fondi per la bonifica e la messa in sicurezza dei crinali; i proprietari dovrebbero provvedere alla rimozione di tonnellate di tronchi presenti sulle colline, lungo la strada, senza più radici, ma l'unica cosa certa è che i terreni che ospitavano quegli alberi sono ormai ancora più fragili e franosi. A chi compete monitorare le alberature dei colli tifatini?

Cosa si fa per obbligare i proprietari dei terreni a rimuovere gli alberi a rischio di imminente caduta e quelli già crollati sui crinali? Gli incendi dolosi e devastanti sui colli Tifatini dell'agosto 2017 misero a nudo le condizioni idrogeologiche del capoluogo e la necessità di agire, in tempi brevi, con interventi strutturali e non strutturali su molte zone della città. Non basta gridare l'allarme, è necessario, ora più che mai, intervenire. I dati rilevabili sul sito istituzionale italiasicura.gov.it non lasciano dubbi: il 19,6% del territorio cittadino è considerato a rischio frana molto alto (è questo l'indicatore massimo che i geologi individuano nella classificazione dei rischi), l'1% ad elevato rischio, il 25,5% è attenzionato. Quasi cinquemila persone, pari al 6,2% della popolazione, vive nelle zone a rischio molto alto, dove insistono 193 imprese, il 2,8% del territorio, e ben 20 beni culturali, pari ad una percentuale del 13,3%. Per poter intervenire il governo precedente aveva finanziato, nell'ambito della Missione «Italia Sicura», con 3 milioni e 469mila euro, due progetti.

 
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