L'ex ministro Landolfi in Tribunale:
«Scelte politiche in Ce4,
la camorra non c'entra»

L'ex ministro Landolfi in Tribunale: «Scelte politiche in Ce4, la camorra non c'entra»
L'ex ministro Landolfi in Tribunale: «Scelte politiche in Ce4, la camorra non c'entra»
di Marilù Musto
Lunedì 7 Maggio 2018, 17:23 - Ultimo agg. 8 Maggio, 16:43
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 Dalle lettere ricevute dal carcere di Torino dal boss di Mondragone Augusto La Torre, alla nomina di Giuseppe Valente come presidente del Consorzio Eco4, fino all' ammissione di aver segnalato due lavoratori nel Consorzio rifiuti Caserta 4 e nel suo braccio operativo Eco4, società dei fratelli Michele e Sergio Orsi, il primo ucciso dal killer Giueppe Setola nel 2008. A rispondere alle domande, l'ex ministro delle Telecomunicazioni Mario Landolfi, esaminato per circa tre ore in sede di controesame daanti ai giudici del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Landolfi è imputato per corruzione e truffa con l'aggravante mafiosa per aver agevolato il clan dei Casalesi. L'ex ministro, però, si è difeso attaccando l'ufficiale della guardia di Finanza, Alessio Bifarini, che firmò l'informativa in cui il consorzio rifiuti Ce4 veniva descritto «in mano al clan». In quella informativa però non c'era il nome di Landolfi, ma emergeva che fosse lui la persona descritta da informatori. Mario Landolfi non ha risparmiato neanche l'ex avversario politico Lorenzo Diana, parlamentare dei Ds e poi del Pd, volto anticamorra oggi sotto inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa. «Non ho mai avuto contatti con i clan e Valente era una persona scelta da me questo lo ribadisco. Fu una scelta politica, la camorra non c'entrava nulla», ha detto. Rispondendo alle domande del suo legale Michele Sarno - il pm della Dda ha rinunciato all'esame - Landolfi ha ammesso di aver «sollecitato l'assunzione in Eco4 del figlio o del nipote di un consigliere provinciale di Sessa Aurunca, che si chiamava Rocco, mentre in Ce4 segnalai l'ingegnere Giovanni Fusco, che poi è divenuto direttore amministrativo ed è l'unico dirigente del Ce4 a non avere mai avuto problemi con la giustizia». Il processo a Landolfi è una costola del procedimento a carico dell'ex sottosegretario nonché coordinatore campano del Pdl Nicola Cosentino, conclusosi in primo grado con la condanna dell'ex politico di Casal di Principe a nove anni per concorso esterno in associazione camorristica, in quanto ritenuto il «referente politico nazionale» del clan dei Casalesi in relazione proprio alla gestione del Ce4. Su Lorenzo Diana, Landolfi ricorda che «nel 2000 noi di An chiedemmo e ottenemmo lo scioglimento del Consiglio comunale di Pignataro Maggiore in quanto il sindaco Giuseppe Palumbo aveva legami anche di parentela con il clan Lubrano; Palumbo era nella corrente dei Ds cui faceva capo Diana; quest'ultimo, proprio in quel periodo, poteva beneficiare di fondi per la metanizzazione di Mondragone. Di ciò che dico me ne assumo la responsabilità» dice Landolfi, quasi dando uno spunto investigativo alla Dda, che ha indagato Diana proprio per i lavori di metanizzazione nel Casertano. «L'informativa di Bifarini - prosegue ancora Landolfi - era lacunosa, o meglio tendenziosa in quanto l'ufficiale scrive che venti sindaci che ricadevano nel bacino del Ce4 furono costretti, in quanto intimoriti dalla camorra, ad affidare direttamente la raccolta rifiuti alla società mista del Consorzio, l'Eco4, fatta insieme ai fratelli Orsi, che come si è saputo dopo erano vicini al clan. Ma non è vero, in quanto fu il Commissariato Rifiuti, allora retto da Bassolino, a ordinare ai Comuni di servirsi dei Consorzi obbligatori per l'attività di igiene ambientale; è tutto documentato, ci sono verbali di riunione con il sub-commissario Facchi che tesseva le lodi di Eco4».
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