L'Interporto di Maddaloni non decolla, i sindacati: sciopero contro Mercitalia Rail

Parte da Maddaloni la mobilitazione su scala regionale

Il presidio dei lavoratori in sciopero
Il presidio dei lavoratori in sciopero
di Giuseppe Miretto
Venerdì 25 Novembre 2022, 09:46 - Ultimo agg. 18:47
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Sarà sciopero preceduto da un lungo stato di agitazione. Parte da Maddaloni la mobilitazione su scala regionale. Sul «mancato rilancio e assenza di programmazione potenziamento» dello scalo ferroviario Maddaloni-Marcianise e, in generale, per l'assenza di strategie di Mercitalia Rail in Campania, c'è stato un nulla di fatto il confronto-scontro tra il fronte unitario dei sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Fast Mobilità, Orsa, Ugl Ferrovieri) e il gruppo Fs. C'è inquietudine sul futuro della piattaforma per le merci su ferro più grande del Mezzogiorno. Rispettivamente i segretari regionali (Sirico, Aversa, Moccia, Marinola, Vitiello e Calvano) hanno impugnato il «mancato rispetto delle corrette relazioni industriali e della normativa contrattuale».

Dopo gli allarmi inascoltati e la soppressione delle corse ad alta velocità dei treni Etr 500, modificati per il «servizio cargo all freight del Polo Mercitalia», tra lo scalo casertano e l'Interporto di Bologna, si è aperto un vuoto di programmazione per la «piattaforma logistica del mediterraneo».

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Mancano tutti i piani aziendali di preparazione al potenziamento, per preparare il collegamento stabile con il porto di Napoli, e i piani industriali per tutti i servizi del «Polo Mercitalia». I segnali sono contraddittori: aumentano i treni merci ma sono state chiuse e delocalizzate le officine meccaniche. Sono saliti a oltre 24 i treni merci a lunga percorrenza, con la Sicilia, Gioia Tauro e Nord Italia, ma il fascio arrivi-partenza (32 binari) resta chiuso a metà. Crescono di fatto le attività, ma non sono state ripristinate a regime le mansioni notturne a partire dal rilancio del Ferhotel. Insomma, manca un piano di «governante che integri il polo infrastrutture con quello della logistica». Nel mirino c'è la divisione permanete tra la strategia non unitaria del Polo Logistico casertano diviso tra Mercitalia Rail, Mercitalia Intermodal, MercitaliFast e Mercitalia Schunting &Terminal. «Ogni azienda a Maddaloni spiega Angelo Lustro (Filt-Cgil)- opera per compartimenti stagni. E nessuno sollecita Rfi, che è il gestore dell'impianto, a progettare un piano di riattivazione. Con lo scalo semichiuso non si va da nessuna parte. La mobilitazione e o sciopero servono a mettere in evidenza questa paradosso: o la logista campana riparte tutta insieme, o non ci sarà sviluppo con buona pace degli auspici legati al Pnrr».

Mancano le sinergie aziendali. E ciascuna azienda persegue progetti di sviluppo a fa investimenti per conto suo. Così, si sta costruendo l'aggancio alla Av/Ac Bari-Napoli ma non è noto il piano di collegamento tra Tirreno e Adriatico e tra i porti delle due città, compreso quello di Taranto. Non si fa sistema. E i sindacati denunciano che così «non si fa sviluppo o incremento del trasporto merci su ferro, raggiungendo maggiori competitor internazionali». Infatti, Rete ferroviaria italiana (Rfi) lavora e investe in totale autonomia per costruire l'«hub manutenzione per tutto il Sud Italia (Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia)». Lo scalo merci avrà un nuovo ingresso, in località Boscorotto, che porterà ad un collegamento diretto tra via Calabricito fino a Marcianise. L'infrastruttura garantirà lo smistamento di tutti i servizi infrastrutturali. Secondo Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uilt-Uil tutto questo non basta: «Manca un piano chiaro di potenziamento. Non l'esistente ma bisogna puntare sui treni a sagoma larga (lunghi fino a 750 mt). Questo è il vero rilancio tra i porti di Taranto, Bari e Napoli e Salerno».
 

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