Aversa, ecco la città «disegnata»
dai giovani aversani: «Più piste ciclabili»

Aversa, ecco la città «disegnata» dai giovani aversani: «Più piste ciclabili»
di Nicola Rosselli
Lunedì 16 Maggio 2022, 08:34 - Ultimo agg. 20:50
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«Aversa città verde, equa e solidale: ragioniamoci». È questo il titolo di un dettagliato e corposo documento che disegna l'Aversa del futuro redatto dai giovani di Fridays For Future e sottoscritto da: Archeoclub Aversa Normanna, Potere al Popolo, Parete Basta Roghi! Kosmos, La Maddalena che Vorrei e Teachers For Future. Un documento in cui si compie un'analisi dell'attuale situazione con l'occhio rivolto al futuro, un futuro che vede Aversa come il centro di un Agro che deve essere coinvolto facendo in modo di decentrare e non accentrare se vuole sopravvivere. Si parte dai numeri base: Aversa sui suoi 8,73 chilometri quadrati offre servizi essenziali per trecentomila persone.

Fff considera che tutto questo concentrarsi ha portato Aversa nel 2021 ad essere stata la quarta città più inquinata a livello regionale. Uno dei temi più dibattuti è quello del consumo di suolo zero a questo proposito, si ricorda che Aversa risulta essere la diciottesima città per percentuale di suolo consumato con il 65% con una accelerazione negli ultimi 10 anni. Da qui la necessità che «il Puc individui nuove aree verdi, anche a discapito dei parcheggi. Aversa dispone di una serie di spazi verdi che sono tutt'oggi sottoutilizzati e non aperti alla cittadinanza: la Maddalena, il Carmine, Cappuccini, il Parco Grassia, il parco Balsamo, altre individuabili sul territorio alquanto fatiscenti, ed anche il grande polmone verde, il parco Pozzi, che versa in condizioni non ottimali. Ci sono aree del suolo pubblico aversano che possono tornare ad essere verdi, con particolare attenzione all'area a nord e quelle con meno coperture verdi della città come il rione Unrra Casas». Interessante la considerazione secondo cui: «Bisogna ribadire che il consumo suolo zero sia un principio da rispettare, anche a scapito dell'eventuale costruzione di infrastrutture sul territorio aversano, c'è infatti bisogno di un coordinamento costante con i comuni limitrofi: Aversa non può essere l'unico contenitore sul territorio di servizi e strutture, perché questo è un tema strettamente legato con l'accessibilità dei servizi stessi, non fruibili al 100% per tutti gli abitanti dell'agro».

Fff evidenzia anche il fallimento di amministrazioni presenti e passate nell'offerta culturale: «Aversa, città universitaria, dispone di ben due sedi dell'ateneo campano Luigi Vanvitelli, corredate, naturalmente, di aule studio, che sono però relegate soltanto agli studenti universitari. Aversa è fornita della maggior parte degli istituti di scuola secondaria di secondo grado del territorio, ma non di spazi dove le allieve e gli allievi di questi possano riunirsi per studiare insieme, cooperare e vivere insieme momenti di comunità, di studio e formazione». Aversa ha anche la biblioteca chiusa da tempo. Gli aversani, nel 2020, avevano 33.772 autovetture e 4.450 motocicli. «Il Puc di Aversa scrive Fff - dovrebbe partire dal presupposto che sia fondamentale ridurre il traffico in entrata, attraverso la costruzione di piste ciclabili, come nel caso del Biciplan elaborato dall'Università Vanvitelli». Per i giovani del Fff, infatti, Aversa non ha bisogno di circumvallazioni e parcheggi che stimolano ulteriormente l'utilizzo dell'auto, ma del ritorno dei tram su rotaie, una linea tranviaria leggera che la colleghi ai paesi limitrofi, sulla scia di quanto sta avvenendo in altri paesi. L'auspicio delle associazioni è quello di puntare «ad una città che non bruci suolo, ma riconsideri quegli spazi fondamentali e ormai in disuso, e che soprattutto dia nuova dignità a quei luoghi che per lungo tempo sono stati di marginalizzazione come l'ex manicomio civile La Maddalena o la zona dell'Urra Casas. Il Puc deve essere un punto di partenza di una cooperazione tra tecnici e cittadinanza per la costruzione di una città sempre più vivibile, e sempre meno da abbandonare. Siamo mossi dall'idea che le città non vadano pianificate freddamente dall'alto».
 

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