La guerra delle aule tra liceo e Itc
finisce con un lancio di petardi

La guerra delle aule tra liceo e Itc finisce con un lancio di petardi
di Mary Liguori
Martedì 18 Febbraio 2020, 08:00
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Da un lato la ragioneria, dall’altro il liceo. Nel mezzo tre aule contese, attualmente laboratori in uso all’istituto tecnico. che la Provincia vuole destinare allo Scientifico e che, invece, la dirigenza scolastica del De Franchis non ne vuol sapere di mollare. Da settembre si parla di quelle aule in un crescendo di tensioni istituzionali che sanno essere più aspre quando sullo sfondo ci sono ancestrali rivalità tra una tipologia di scuola e un’altra e quando, nel mezzo, c’è una specie di duello tra presidi, ciascuno deciso a non cedere di un passo a tutela dei propri studenti e della propria scuola. Si è arrivati così, con dissapori mai neanche celati, a ieri mattina quando, a Piedimonte Matese, nell'alto Casertano, capeggiati dai rappresentanti studenteschi, diverse decine di studenti della ragioneria e dell’istituto agrario si sono riuniti in assemblea nell’area a ridosso tra la loro scuola e il liceo Galilei, erede delle contese aule. Striscioni con su scritto «Lasciate stare le nostre aule», «Giù le mani dai nostri diritti» sono stati appesi alle finestre dell’istituto tecnico, l’assembramento poteva passare inosservato, come una normale assemblea studentesca, se il vociare sommesso e il confronto tra rappresentanti dei ragazzi non si fosse poi spostato all’indirizzo dei «vicini» liceali con una serie di invettive. Ma è bene essere chiari: ricostruire nel dettaglio cosa sia realmente successo risulta al momento alquanto difficile, ché son due versioni e contrastanti le versioni che giungono dall’uno e dall’altro fronte. La preside del liceo Galilei, Bernarda De Girolamo, parla di lancio di fumogeni e minacce; la dirigente della ragioneria, Isabella Balducci, invece, liquida il tutto parlando di «una civile assemblea degli alunni». 

Qualcosa di incivile deve comunque essere successo, a giudicare dalla reazione della Provincia che si è affrettata a convocare, per oggi alle 15, le responsabili delle due scuole. Ma andiamo alla mattinata di ieri e al racconto che dei fatti rendono alcuni degli studenti del Galilei. «Eravamo in aula poco prima della ricreazione quando abbiamo sentito delle urla e almeno due forti botti». Parlano di bombe carta i ragazzi del Galilei, smentiscono invece gli studenti del De Franchis. Il Mattino è entrato però in possesso di una foto in cui è chiaro che qualche petardo è stato esploso, vista la colonna di fumo che si leva dal gruppo riunito nel cortile di confine tra le due scuole. E poi, e anche di questo ci sono prove, nella giornata di domenica via Whatsapp è circolato un audio dal contenuto perlomeno imbarazzante, se non inquietante, in cui si invitano «quelli del liceo» a «non presentarsi a scuola» che «lunedì la fanno saltare in aria». Un avvertimento, dunque, ovviamente da prendere con le dovute misure vista l’età dei contendenti coinvolti. Ieri la scuola non è saltata in aria, per fortuna, ma è saltato il coperchio di una pentola a pressione in carica da mesi in una sorta di guerra fredda tra presidi, con la Provincia a fare da arbitro. 
 
A far «scoppiare» il caso ci hanno pensato i ragazzi, esasperando i toni com’è tipico della loro età. La protesta di ieri ha spinto il presidente della Provincia a convocare i dirigenti scolastici per la giornata di oggi. «È un fatto gravissimo, i ragazzi sono stati strumentalizzati», ha detto Giorgio Magliocca che, a settembre, aveva chiesto alla Ragioneria di smantellare tre laboratori per far spazio a tre classi del liceo. Indicazione rimasta lettera morta e, pochi giorni fa, il Galilei è tornato alla carica. E gli studenti del De Franchis hanno cercato di risolvere la cosa a modo loro. 
 
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