La prof sfregiata: «Famiglie assenti, non c'è più rispetto per il ruolo dei docenti»

La prof sfregiata: «Famiglie assenti, non c'è più rispetto per il ruolo dei docenti»
di Elena Romanazzi
Martedì 10 Aprile 2018, 09:05 - Ultimo agg. 09:40
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Il ritorno in classe è stato un po’ forzato. Ma l’abbraccio dei suoi alunni, l’affetto dimostrato hanno eliminato (in parte) gli ostacoli del rientro in aula. Franca Di Blasio, docente dell’Istituto superiore professionale Majorana-Bachelet di Santa Maria a Vico, sfregiata da un suo alunno il primo febbraio scorso, è stata insignita dell’onorificenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Per il suo lavoro. E il suo coraggio. Per non aver mai perso la voglia di fornire saperi e di educare i suoi ragazzi. Sempre disponibile. Tutti i giorni un lungo percorso di strada da fare per poter insegnare. Più di trent’anni di carriera. Poi il drammatico episodio. Imprevedibile. Perché Rosario, 17 anni, era un tipo sì dalla testa calda, ma lei cercava di spronarlo sempre ad andare avanti, ad impegnarsi, a tirare fuori quelle potenzialità che preferiva nascondere. Il primo febbraio l’aggressione. Sono passati poco più di due mesi. Prima l’ospedale, poi la lunga convalescenza a casa e infine il ritorno in classe. Con tutto il carico di incertezze e paure. Essere stata accoltellata al volto non si dimentica. Ma Franca Di Blasio non poteva lasciare i suoi ragazzi, le sue lezioni. «Il loro affetto mi ha aiutato a rientrare». Di quanto è accaduto con loro non ha parlato. «Tutti sanno cosa è successo, non mi hanno fatto domande nè io ne ho fatte a loro. I fatti li conoscono, non è necessario ricordarli». E comunque - spiega - al rientro da Roma - i compagni di classe non hanno espresso giudizi.

E Rosario? «Dopo che avrà terminato il suo percorso mi auguro che riprenda la sua vita in mano e voli in alto». Rosario le ha scritto una lettera? «Sì, alla quale ancora non ho risposto. Lo farò ma è una questione privata, preferiscono non parlarne». 
È ancora provata. Dovrebbe essere un giorno diverso per lei, con l’onorificenza ricevuta. Lo è. Ma fino ad un certo punto. «Vede - spiega - il ruolo del docente deve essere rivalutato. Non è solo una questione di risorse, di stipendi ma di rispetto. L’educatore è sempre stato considerato importante, con il tempo questa visione è andata scemando, è indispensabile ridare autorevolezza, non parlo di autorità, al corpo docente. Quella stima necessaria per tornare ad essere un punto di riferimento».

Di quel giorno preferisce non parlare. Cosa c’è da dire. I fatti si conoscono - spiega. E la preside Maria Giuseppa Sgambato rivela un particolare. «Non si pensi che il ragazzo sia figlio di una famiglia disagiata e in difficoltà economiche, appena una settimana prima era stato in settimana bianca». 

Eppure c’è stato un cortocircuito nel cervello di Rosario che l’ha spinto all’aggressione. Gli episodi di violenza a scuola negli ultimi mesi si sono moltiplicati. Alunni che picchiano i prof. Genitori che mandano ko un docente per un richiamo o per un brutto voto. Una escalation preoccupante. «Parlare di violenza e del perchè avvengano questi episodi - dice Di Blasio - è complesso. La società è cambiata, sono mutate le aspettative e noi dovremmo essere preparati». In che modo? «Sono dell’avviso che alla base di una educazione ci debba essere la famiglia che negli ultimi tempi è assente, troppo assente. Non voglio entrare nelle motivazioni ma i docenti non possono sostituirsi alla famiglia, solo una azione sinergica può aiutare i ragazzi nel loro percorso di crescita». «Il nostro ruolo - insiste - deve essere rivalutato. In una parte del mondo l’unica figura che non si inchina di fronte all’imperatore è l’educatore, perchè si ritiene che senza educatori non ci sarebbero imperatori. Ecco non si deve arrivare a tanto, ma l’autorevolezza del nostro ruolo va riconosciuta».

La prof continuerà a insegnare, la scuola - spiega - è l motore della nostra civiltà. Parole pronunciate al Miur durante la cerimonia di consegna dell’onorificenza. Il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli ha ribadito la gravità dell’episodio. «Noi come scuola abbiamo il dovere di educare al rispetto e alla non violenza, per questo è necessario rilanciare la funzione di autorevolezza della scuola - ha spiegato - ma bisogna anche che le famiglie si assumano le proprie responsabilità. Un genitore che per primo non riconosce l’autorevolezza dei docenti è un pessimo genitore. Quel che è più grave è che stanno emergendo episodi di genitori, quindi di soggetti adulti, che aggrediscono gli insegnanti, per questo la prima cosa è rimettere al centro del dibattito pubblico del Paese la funzione scolastica e del docente. Gli insegnanti non devono essere lasciati soli».
 

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