La tela di Bernardo Strozzi ritorna nella chiesa della Vergine Assunta

L’opera del XVII secolo rubata 24 anni fa dalla parrocchia di San Vito in Ercole recuperata in una casa d'aste fiorentina

La tela ritrovata
La tela ritrovata
di Franco Tontoli
Martedì 8 Novembre 2022, 09:30 - Ultimo agg. 14:42
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Mutilata ma comunque integra nella sua bellezza tornerà nella chiesa della Vergine Assunta, sede della parrocchia di San Vito in Ercole di Caserta, la tela di Bernardo Strozzi che era stata trafugata il 26 giugno 1998 per intraprendere poi il giro cui l’avevano inserita mercanti d’arte senza scrupoli. L’opera datata nel XVII secolo, dal titolo “Il tributo della moneta”, è stata restituita dal comandante del gruppo carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Monza, Giuseppe Marseglia, al vescovo dell’Arcidiocesi di Capua Salvatore Visco dopo il sequestro presso una casa d’aste fiorentina a seguito di accertamenti sui beni pubblicati su cataloghi eseguiti dai militari del reparto specializzato dei carabinieri. 

«Coordinata dalle procure di Firenze e Ravenna – spiega una nota del nucleo tutela del patrimonio culturale di Firenze – l’attività investigativa consentiva di accertare che l’opera pittorica, alterata in larghezza mediante un ritaglio di trentacinque centimetri su entrambi i lati per ostacolarne l’identificazione, veniva originariamente reimmessa sul mercato da un pregiudicato romagnolo, ora deceduto, e commercializzata da due persone operanti nel settore antiquariale, la cui posizione è tuttora al vaglio dell’autorità giudiziaria». 

Fece scalpore, ventiquattro anni fa, il furto nella chiesa di Ercole, frazione urbana di Caserta ma il cui edificio di culto che è sede parrocchiale rientra nel patrimonio e nelle competenze dell’Arcidiocesi di Capua, di qui la restituzione a monsignor Salvatore Visco del dipinto che tornerà al più presto nella chiesa parrocchiale dov’era custodita da decenni. Nel 1998 era parroco già da anni un sacerdote ricordato come figura mitica nella borgata, don Salvatore Gravino deceduto all’età di 94 anni nell’ottobre 2014. L’edificio di culto che si apre sull’unico slargo urbano aperto su via Cammusso, è datato 1173, nel 1853 fu restaurato e arricchito di arredi marmorei da Ferdinando II re di Napoli, fra le opere donate presumibilmente anche l’imponente quadro di Bernardo Strozzi, nato a Genova nel 1581, detto “il Cappuccino” o anche “il prete genovese”, è ritenuto uno dei più importanti pittori italiani del periodo Barocco Dopo aver ricevuto una prima formazione artistica nelle botteghe genovesi nel 1598 all’età di diciassette anni, entra nel convento dei frati minori Cappuccini di San Barnaba a Genova. Dei nove anni che trascorse in convento gli rimase il nome di “Cappuccino”, ma questa condizione gli procurò guai giudiziari perché alla morte del padre nel 1608 fu costretto a lasciare il convento per mantenere la madre con la sua pittura. 

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Oggetto di studi e di critiche di esperti, l’opera che rappresenta il tributo in danaro dovuto a Cesare, la potestà politica terrena, viene rappresentato da Bernardo Strozzi «con un taglio assai personale – si legge in testi di storia della pittura – presentando i protagonisti a mezza figura, conferendo così all’immagine un carattere di forte impatto emotivo. Al centro Cristo, appoggiato di schiena a un banco, è colto nel momento in cui fugge il tranello escogitato dai farisei per farlo cadere in contraddizione. La figura profilata del vecchio fariseo che porge la moneta risalta per la concentrazione dello sguardo, fissato su quello di Cristo e altrettanto notevole è la figura di san Pietro con la tensione che sembra sprigionare». Il dipinto, nonostante la riduzione nelle dimensioni, uno sfregio dei mercanti-ladri, non ha perso la sua preziosità. 

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