Licenziamenti Jabil Marcianise, l'azienda non cede: si va al braccio di ferro

La procedura prevede ora altri trenta giorni per il confronto istituzionale, poi la Jabil potrà iniziare i licenziamenti

La protesta dei lavoratori Jabil a Napoli
La protesta dei lavoratori Jabil a Napoli
di Franco Agrippa
Venerdì 11 Novembre 2022, 07:29 - Ultimo agg. 13:44
3 Minuti di Lettura

È una corsa contro il tempo il salvataggio dei 190 lavoratori della Jabil per i quali la multinazionale americana ha annunciato la procedura di licenziamento. Anche l'ultimo confronto tra le parti sociali, i vertici dell'azienda e i sindacati, svoltosi lunedì scorso, ha dato esito negativo per i lavoratori. I rappresentanti dell'azienda hanno ribadito per la quarta volta (lo avevano già fatto nei confronti del 29 settembre, 17 e 28 ottobre) che non ritireranno la procedura di licenziamento annunciata il 23 settembre.

Per cui la data dell'11 dicembre, fissata dall'industria statunitense entro la quale intendono chiudere l'iter degli esuberi, per arrivare ad un organico di 250 dipendenti, dagli attuali 440, si fa sempre più vicina senza arrivare ad una soluzione della vertenza favorevole ai lavoratori.

I 45 giorni previsti dalla legge, che assegna alle parti sociali per approfondire la procedura e trovare soluzioni, sono scaduti e a nulla sono valse le manifestazioni che i lavoratori hanno più volte effettuato, davanti alla prefetturaa, alla Regione, al Consolato Usa, per cercare di ottenere il ritiro dell'iter.

Video

La procedura prevede ora altri trenta giorni per il confronto istituzionale, poi se non saranno individuate soluzioni e strumenti come la ricollocazione, la Jabil potrà iniziare i licenziamenti. Intanto le segreterie regionale e casertane di Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm e Failms, hanno inviato una lettera alla Regione chiedendo un incontro urgente.
La vertenza che interessa i lavoratori dello stabilimento di Marcianise si trascina da tre anni, quando la Jabil annunciò un piano di esuberi per 350 lavoratori, a cui si sono aggiunte altre 100 unità nel piano industriale della scorsa primavera. Una riduzione drastica dei dipendenti che appena tre anni fa erano 700, tra l'altro, come sottolinea la stessa azienda, fatta sulla base di risoluzioni consensuali e non di licenziamenti. Per convincere i lavoratori a lasciare Jabil in modo poco traumatico, fu attivato, con il coinvolgimento e il monitoraggio di Mise e Regione, lo strumento della ricollocazione in altre aziende a spese della stessa Jabil, che ha dunque liquidato per la ricollocazione sia i lavoratori licenziati che le aziende che li hanno riassunti. Purtroppo, la ricollocazione prevista per gli esuberi non è andata a buon fine, perché alcune aziende che hanno rilevato i lavoratori dopo aver incassato ingenti somme dalla Jabil non si sono rivelate affidabili (250 assorbiti dalla Softlab sono in cassa integrazione, mentre 23 che furono trasferiti alla Orefice Group si trovarono con l'intimazione di trasferimento in Sardegna e al loro rifiuto licenziati). Il 17 febbraio, poi, al Mise fu sottoscritto un accordo per la ricollocazione di 222 lavoratori nella newco formata da Tme e Invitalia, ma le fallimentari esperienze precedenti hanno fatto sì che solo trenta persone hanno accettato il trasferimento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA