«Logista pronta a restare
ma in scenari di sviluppo»

«Logista pronta a restare ma in scenari di sviluppo»
di Francesco Vastarella
Giovedì 24 Febbraio 2022, 07:25 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 17:03
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La «tregua» concordata in Regione ha riacceso le speranze sul sito Logista di Maddaloni. Dipendenti, sindacati e Regione puntano a evitare la chiusura e i trasferimenti ad Anagni. Dottor Federico Rella, vicepresidente di Logista Italia, basteranno trenta giorni per trovare la via di uscita.
«Trenta giorni sono un margine troppo stretto per complesse analisi di mercato. Ma ci stiamo provando. Abbiamo dato la disponibilità a valutare ogni scenario. Negli incontri in Prefettura e in Regione abbiamo ribadito la volontà di dialogo. Adesso aspettiamo anche di capire che cosa la Regione porterà sul tavolo».
La solita storia. Aspettate incentivi?
«Niente affatto. Gli incentivi e i sussidi non mi pare siano la soluzione migliore».
Non servono?
«Possono in genere solo prolungare la sopravvivenza di un'azienda. Per questo non sono il nostro obiettivo. Siamo disponibili a dialogare ma su altro».
Su che cosa?
«Logista è una azienda di supporto al business. Ha competenze e tecnologie per la logistica e la distribuzione per conto di altre aziende. Se sul sito di Maddaloni, come è stato prospettato nell'ultimo incontro con sindacati e Regione, possiamo trovare campi di azione anche diversi, allora lo scenario cambia rispetto a scelte, come i trasferimenti ad Anagni, che sono per ora obbligati».
Altrimenti?
«Comincio con una premessa. Logista non sta licenziando e tantomeno sta chiudendo altri siti. Semplicemente si è trovata costretta, nel caso di Maddaloni, a spostare una attività in un sito diverso e meglio attrezzato sia dal punto di vista tecnologico che per la posizione strategica. Tra l'altro con ben nove mesi (la legge ne prevede quattro) di preavviso sia ai dipendenti diretti che a quelli indiretti della ditta che svolge servizio per noi. Credo che siano state in questo modo offerte tutte le tutele».
Se Logista non è in crisi, non licenzia e non chiude le altre basi in Italia, perché per la delocalizzazione ha scelto solo Maddaloni?
«La struttura di Maddaloni è stata creata da Logista. Dal 2004 a oggi lo scenario del mercato dei tabacchi lavorati e della conseguente distribuzione, nostra principale attività, è cambiato anche per effetto delle leggi di restrizione sul fumo: un calo del 25% dei consumi. Un lento calo è altresì previsto. Senza contare gli effetti deleteri del contrabbando che soprattutto in regioni come la Campania sta sottraendo quote al mercato legale, il 3,5 per cento a livello nazionale».
Tanto è bastato per decretare la fine di un impianto e creare difficoltà a lavoratori e famiglie.
«Detto così passiamo per nemici dei lavoratori e invece è il contrario: ripeto, non stiamo licendiando ma ricollocando. E stiamo cercando anche soluzioni sul posto. Ben vengano, poi, prospettive diverse e ulteriori dal periodo confronto che ci siamo dati in questo mese».
Logista vuole mandare i dipendenti di Maddaloni a 140 chilometri di distanza. Sono inevitabili aggravi di spese e disagi personali.
«Già nel 2013 un gruppo di lavoratori fu trasferito da Maddalonbi ad Anagni con una serie di garanzie che consentirono di salvare il lavoro. L'obiettivo è mettere a frutto tecnologie avanzate e investimenti per conservare l'occupazione in una prospettiva economica che al momento non ci consente di mantenere aperti contemporaneamente due siti».
Sindacati e maestranze temono il ricorso nel frattempo a contratti atipici e temporanei.
«Se dovessimo assumere non si potrebbero certo ricollocare i lavoratori di Maddaloni. Sarebbe una grave contraddizione da parte nostra. Piuttosto...».
Piuttosto?
«Abbiamo chiesto ai lavoratori di Anagni di stringere i denti in attesa della soluzione per i colleghi di Maddaloni. In questo mese che ci siano dati di tempo noi faremo le nostre nuove analisi ma ci aspettiamo anche che sul tavolo di trattativa vengano prospettati investimenti sul territorio che possano consentire a Logista di restare con nuove partnership e occasioni di lavoro per tutti. Il dialogo è aperto, non scappiamo».
 

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