Congelati 350 atti di diffida e ordini di demolizioni. Non solo non saranno rimosse le opere abusive (in massima parte, tettoie, chiusure parziali di balconi e coperture) ma non scattano nemmeno gli accertamenti da parte del comune, dell'ufficio tecnico e della polizia municipale per avviare le demolizioni.
Arrivata alla scadenza (30 giorni per il ripristino della condizione originaria di parte dei circa 1200 alloggi popolari cittadini) dovrebbe scattare l'abbattimento. Sarà un mese di dicembre di lotta: c'è piena intesa e convergenza tra il Comune e i sindacati inquilini. Si rischia il muro contro muro: ieri, siglata l'intesa per impugnare in sede politica, amministrativa e legislativa i 350 avvisi di abusi edilizi certificati dai tecnici dell'Acer (ex-Iacp).
«Non è una certificazione annuncia il sindaco Andrea De Filippo- ma solo un atto burocratico parziale, unilaterale, non concertato, irrituale e miope che non affronta la questione ma punta a creare un problema di ordine pubblico. Segnaleremo tutte queste lacune alle autorità competenti e al Prefetto». Mentre le diffide continuano ad essere recapitate, e a breve pioveranno su altri centri della Provincia, per il comune di Maddaloni «non c'è nessuna inadempienza e non è scaduto nessun termine ultimativo».
Con la matita rossa e blu, il sindaco De Filippo demolisce le diffide: «È buona prassi concertare i controlli con l'ufficio tecnico comunale territoriale. L'Acer non ordina, ma ha l'obbligo di collaborare. Bisogna superare la logica miope di mettere le carte a posto. I problemi vanno affrontati. Ora, più che demolire i presunti abusivi, in molti casi possono essere demolite le contestazioni». Tradotto in pratica, prima di un confronto istituzionale, aperto alle parti sociali, non si rimuoverà nulla. Congelate le 350 segnalazioni.
Un provvedimento condiviso, senza riserve, da Sunia, Sicet-Cisl e Uniat-Uil. Le analisi vanno fatte caso per caso. E Ciro Cortese, appena riconfermato segretario provinciale del Sunia, affonda un altro colpo: «Sulla base delle indicazioni del Consiglio di Stato è palese che non tutte le verande sono da considerare abusive soprattutto quelle che coprono in piccola parte la superficie dei balconi che pertanto non hanno perso le loro caratteristiche essenziali e la loro destinazione d'uso». E poi c'è una specificità locale. «Molte opere documenta Cortese- sono state realizzate più di 40 anni fa. L'assurdo è che l'Acer o ex-Iacp ha eseguito, nel frattempo, robusti e invasivi interventi di ristrutturazione milionari senza mai contestare abusi e irregolarità. La vera anomalia è questa». Lo scontro è occasione propizia per i sindacati e anche il sindaco per ribaltare le contestazioni e l'elenco delle recriminazioni. «Noi solleviamo un problema serio - conclude Cortese - su scala regionale: gli atti prodotti dall'Acer sono sempre parziali e mai inquadrabili in una politica abitativa seria. Bisogna controllare l'operato del controllore».
Se Comune e Acer riusciranno a sedersi a un tavolo di confronto dovranno risolvere la trentennale divergenza sulla gestione degli spazi esterni (verde, aree condominiali, piazzali) che nessuno dei due enti riconosce come propri. Il fronte sindacale (Sunia, Sicet-Cisl e Uniat-Uil) e l'Acer (ex-Iacp) contesta il mancato avvio del progetti di efficientamento energetico del patrimonio edilizio popolare. Attivato solo un intervento in via Massa, limitato a 40 alloggi, sfruttando fondi europei. Ma non c'è traccia di interventi legati al Superbonus 110 per cento, a quello sismico o a quello per le facciate. Senza risposta è la contestazione contro il «rincaro ingiustificato dei servizi condominiali» come illuminazione, fogne, verde, scale.