Massacrato per una sigaretta:
condannate le «belve» della metro

Massacrato per una sigaretta condannate le «belve» della metro
Massacrato per una sigaretta condannate le «belve» della metro
di Mary Liguori
Venerdì 17 Novembre 2017, 06:25 - Ultimo agg. 07:00
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Tornavano da un rave party, sballati dopo una notte in balìa della musica techno e delle droghe sintetiche. Salirono su un vagone della metro diretti alla stazione Termini per far ritorno in Campania e uno di loro si mise a fumare nel vagone. Quando uno dei passeggeri fece notare loro che sul treno non si fuma, gli si scagliarono contro colpendolo con calci e pugni, fino a ridurlo in fin di vita. A un anno dal pestaggio che quasi costò la vita a un 37enne di Tivoli è arrivata la condanna per gli autori del massacro avvenuto a bordo di un treno il 18 settembre 2016. Ieri pomeriggio, i giudici della X sezione hanno inflitto una pena di 17 anni e 9 mesi di carcere ad Antonio Senneca, e di 14 anni a Luigi e Gennaro Riccitiello.
I tre sono quindi stati ritenuti responsabile dell’aggressione che quasi costò la vita a Maurizio Di Francescantonio. L’uomo fu preso a calci e pugni in testa, fino a essere ridotto in coma, sulla linea B della metro capitolina, all’altezza di piazza Bologna. A scatenare la furia del terzetto campano fu il rimprovero ricevuto dalla vittima. «Qui non si fuma. Smettetela di dare fastidio», disse Di Francescantonio. 

La risposta fu una furia di inaudita violenza. Calci, pugni, schiaffi, sotto gli occhi dei passeggeri. Eppure nessuno intervenne per difendere il 37enne di Tivoli, eccetto la sua anziana madre. La donna cercò di fare da scudo al figlio e fu a sua volta colpita. L’impressionante sequenza di percosse fu in parte ripresa dalle telecamere di videosorveglianza della metropolitana. Grazie a quel video, gli agenti del commissariato «Viminale» di Roma arrestarono in pochi giorni i tre autori del raid, poi rinchiusi a Regina Coeli e finiti sotto processo per tentato omicidio. I primi a finire in cella furono due casertani. Venti minuti dopo il raid, furono bloccati in piazza Bologna Antonio Senneca, di Maddaloni, e Luigi Riccitiello, di Sant’Arpino. Entrambi poco più che ventenni, si «giustificarono», durante l’interrogatorio di garanzia sostenendo di avere agito sotto l’effetto di droghe.
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