Mattarella a Casal di Principe, la favola di Maria e Rocco a pranzo con il presidente

Lei, 18 anni, è Alfiere della Repubblica; lui, 16, ha vinto l’Olimpiade di Italiano

Il presidente a pranzo da Nco, sotto da sinistra con la preside dell’istituto Carli e con Marisa ed Emilio Diana, fratelli di don Peppe
Il presidente a pranzo da Nco, sotto da sinistra con la preside dell’istituto Carli e con Marisa ed Emilio Diana, fratelli di don Peppe
di Marilicia Salvia
Martedì 21 Marzo 2023, 23:59 - Ultimo agg. 22 Marzo, 10:00
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Inviato a Casal di Principe 

Maria alla sua destra, Rocco alla sinistra. Quando è arrivato il momento di sedersi a tavola, il presidente della Repubblica non ha avuto dubbi. E per i due ragazzi, già al settimo cielo da quando, alcuni giorni fa, avevano ricevuto l’invito ufficiale a partecipare al pranzo organizzato nelle sale della “Nuova Cucina Organizzata” per la visita di Sergio Mattarella a Casal di Principe, la gioia è stata incontenibile. «Non ci potevamo credere. Un segno di attenzione davvero straordinario. Il presidente ci ha fatto capire che per lui i giovani sono importanti».

Rocco Capasso, 16 anni, radici a Casal di Principe e liceo a Capua, l’anno scorso ha vinto le Olimpiadi nazionali di italiano per la sua categoria: da grande vuole fare il medico, per ora si è “limitato” a scrivere un libro intitolato “Storia dell’universo e di chi lo popola”. E riflette: «Dobbiamo avere fiducia nella politica, tutti insieme possiamo cambiare le cose». Maria Zagaria, 18 anni e un cognome «pesante, sì, ma solo per chi vuole per forza notarlo», è tra i fondatori e animatori di “Casale Lab” ed ha un piccolo record da raccontare: lei, ieri, il presidente l’ha incontrato per la seconda volta.

La prima è stata al Quirinale nel 2020, quando Mattarella l’ha nominata Alfiere della Repubblica per essere riuscita a promuovere, qui a Casale, la realizzazione di una biblioteca civica.

«Ero stata a vivere fuori, per qualche anno, in una città dove la biblioteca esisteva e funzionava bene. Mi è sembrato bello proporlo, e il sindaco mi ha dato ascolto. In classe qualche compagno diceva che avevamo altre priorità. Ma ora tutti sono contenti». Il bello è che «quella volta, quando il Presidente mi premiò, trovai il coraggio per dirgli “la aspettiamo a Casal di Principe”». E adesso che ci è venuto davvero? «Gli ho detto: presidente, se lo ricorda il mio invito? Come no, mi ha risposto sorridendo». 

È stato un pranzo semplice, a base di prodotti rigorosamente locali (mozzarella e formaggi di bufala, mezzi paccheri con pomodorini scamorza e melanzane, brasato di maialino nero casertano cotto con aglianico e mela annurca, fragole di Parete e dolci tipici casalesi), ma eccezionalmente carico di significati: per un’ora, tra le 12.30 e le 13.30, Mattarella ha potuto toccare con mano i frutti di un’esperienza sociale e sanitaria fuori dal comune. La “Nuova cucina organizzata” (in sintesi Nco, acronimo di ben altra, nefasta associazione) non è soltanto il ristorante ospitato, ormai dal 2007, in un bene confiscato alla camorra (era la villa di un boss casalese, tale Mario Caterino detto ‘a botta, ritenuto un fedelissimo di Francesco Schiavone più noto come Sandokan): nella Nco, affidata alla cooperativa Agropoli, lavorano una quarantina di dipendenti, di cui la metà circa sono disabili psichici.

«Persone ignorate e abbandonate da tutti che qui hanno trovato un tetto, una ragione di vita, relazioni sociali, uno stipendio e in conclusione la dignità», racconta il presidente della cooperativa Pasquale Corvino. Un’esperienza che ha molto colpito Mattarella, che si è informato sui dettagli e alla fine del pranzo ha fatto i complimenti a tutti: «Dopo il Covid - dice Corvino - abbiamo dovuto modificare le nostre abitudini, accogliendo prenotazioni solo di scuole e gruppi, perché in quanto coop socio-sanitaria e non impresa di ristorazione non abbiamo avuto diritto a ristori e dobbiamo far quadrare i conti. Ma al più presto contiamo di aprire anche ai singoli. Qui arrivano da tutta Italia per capire come si possono riusare in modo sostenibile i beni confiscati. Anzi, per favore: chiamiamoli beni liberati, qui stiamo vincendo una battaglia di libertà».

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Mattarella seduto fra due teenagers, “testimoni di speranza” come ha definito i ragazzi di Casal di Principe nel suo discorso ufficiale, si è mostrato «gentile e premuroso, ha ascoltato con grande interesse le nostre storie e ci ha incoraggiato a continuare», racconta Emanuela, studentessa di giurisprudenza che arrotonda come cameriera di sala. Al tavolo una quindicina di commensali, con presidenti e animatori di cooperative sociali anche il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, gli occhi che brillano per un sogno che dopo 29 anni di dolore, rabbia e fatica si realizza nel modo più appagante. Il 21 marzo di quel 1994, qui si svolsero i funerali di don Diana: dietro al feretro si affollarono ventimila persone e sui balconi furono stesi migliaia di lenzuoli bianchi. «In quel momento - ricorda Natale - nacque la “nuova” Casale, ma il cammino è stato lungo, lento e trafitto da molte morti».

Allora era un sindaco giovane, battagliero, idealista: molto presto fu mandato via dalla sua stessa maggioranza ma soprattutto dal diktat del clan. La visita del Capo dello Stato ha segnato ieri anche il suo personale riscatto, il traguardo di un uomo che quel giorno a a don Diana fece una promessa e che per mantenerla non si è mai fermato: che si trattasse di aprire la biblioteca sognata da una studentessa o di affidare un ristorante a persone alle quali nessun altro l’avrebbe affidato mai. 

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