Salvini nel carcere di Santa Maria:
chi sbaglia paga, ma non infangare divise

Salvini nel carcere di Santa Maria: chi sbaglia paga, ma non infangare divise
Giovedì 1 Luglio 2021, 18:50 - Ultimo agg. 23:01
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Il leader della Lega Matteo Salvini è giunto poco prima delle 18 al carcere di Santa Maria Capua Vetere e si è intrattenuto a colloquio con la direttrice, Elisabetta Palmieri. Sono presenti anche, in attesa di incontrare Salvini, dirigenti sindacali degli agenti penitenziari. 

«Sono qui a ricordare che chi sbaglia paga, soprattutto se indossa una divisa - ha detto Salvini - questo però non vuol dire infangare e mettere a rischio la vita di 40mila appartenenti alla polizia penitenziaria che rendono il Paese più sicuro. La giustizia faccia il suo corso, e se ci sono stati abusi e violenze con nomi e cognomi, vanno puniti. Però non accetto gli insulti, gli attacchi, anche da parte di clan della camorra». Ad una giornalista che chiedeva se accettasse il termine «mattanza» utilizzato dal gip, Salvini ha replicato: «Ma è stata mattanza anche le 400 aggressioni subite dagli agenti della penitenziaria nelle carceri italiane». Applaudito da un gruppo di agenti di custodia e sindacalisti, Salvini ha sottolineato che l' organico degli agenti della Casa circondariale di S. Maria Capua Vetere - 400 agenti, a fronte di 940 detenuti - è «assolutamente insufficiente». 

«Lo Stato deve scusarsi con i detenuti vittime delle violenze e con i loro familiari - ha proseguito Salvini - ma , senza che questo valga come giustificazione, ricordo che nelle settimane precedenti ci sono stati morti, violenze ed aggressioni nelle carceri di mezza Italia altrettanto condannabili. E dal primo gennaio di quest'anno si contano circa 500 episodi di aggressione nelle carceri di tutta Italia». Alla domanda su responsabilità del ministro Bonafede, Salvini ha replicato: «Lui ci disse che era tutto a posto, evidentemente non era così».

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«Non c'ero in quei giorni, ero assente per gravi problemi di salute. Penso che quelle immagini, che sono agghiaccianti, abbiano ferito e turbato tutti». Cosi il direttore della casa circondariale Elisabetta Palmieri.

Alla domanda su come sia potuto accadere, risponde: «Le motivazioni possono essere tante; c'era stata comunque una protesta molto, molto forte, il giorno prima da parte dei detenuti alla notizia del primo caso Covid. Si erano impossessati di alcune sezioni e anche barricati all'interno. Ma non si può rispondere con la violenza. Non sono giustificate quelle immagini e sono agghiaccianti». Le Immagini, del circuito di videosorveglianza, dice di non averle viste prima. Quanto alle telecamere spente in alcune zone del carcere si sarebbe trattato di un guasto. «Probabilmente erano rotte» dice. 

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