Mazzette per il trasporto disabili,
due condanne

COMUNE CASERTA
COMUNE CASERTA
di Mary Liguori
Giovedì 12 Gennaio 2017, 08:11
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CASERTA - Tangenti al Comune di Caserta per l’appalto del trasporto dei disabili: condannato Gaetano Barbato, il «tramite» - secondo la Dda - tra l’ex vicesindaco Enzo Ferraro e Angelo Grillo, l’imprenditore del clan Belforte.
Ieri pomeriggio, il gup di Napoli ha emesso un verdetto a quattro anni di reclusione per Barbato per i reati di corruzione e turbativa d’asta. È caduta l’aggravante del metodo mafioso. Per lui, il pm Antimafia Luigi Landolfi aveva chiesto sei anni di reclusione. Il gup ha poi disposto otto mesi per turbativa nei confronti di Elpidio Baldassarre, che è stato però assolto dall’accusa di corruzione. Gli sono state riconosciute le attenuanti generiche.
Assolti «per non aver commesso il fatto» gli altri due imputati: Tony Finelli e Alessandra De Rosa, la donna alla quale era intestata la coop con sede a Ciampino riconducibile a Grillo e favorita dalle mazzette. Si conclude dunque il processo in abbreviato, mentre deve ancora iniziare il rito ordinario per Enzo Ferraro. Rispetto alla posizione dell’ex vicesindaco di Caserta, la partita tra accusa e difesa è ancora alle schermaglie iniziali. Ieri il Riesame ha cancellato, come aveva fatto la Cassazione alcune settimane fa, il capo d’imputazione relativo alla corruzione nei confronti dell’ex vicesindaco. Al momento dell’emissione dell’ordinanza, contro Ferraro c’erano solo le dichiarazioni di Alessandra Ferrante (una delle segretarie di Grillo) e di questo hanno tenuto conto i giudici di Cassazione, tuttavia nel luglio del 2015, Assunta Mincione, ex collaboratrice dell’imprenditore di Marcianise, ha reso confessioni non dissimili da quelle della segretaria. Il verbale è stato depositato dal pm al Riesame dove la vicenda è tornata dopo il rinvio degli ermellini. 
«Dopo l’aggiudicazione della gara, nel 2013, Barbato mi ha detto che bisognava consegnare a lui in contanti la percentuale del 10 per cento su ogni mandato di pagamento che veniva emesso dal Comune a favore della cooperativa per lo svolgimento della gara», ha raccontato la donna. «Ad ottobre, per due dei tre mandati, ho consegnato personalmente a Barbato la somma di 3000 euro che spettava a lui e alle persone che sul Comune avevano favorito l’aggiudicazione dell’appalto». «Sia Grillo che Barbato - ha concluso Mincione - mi hanno detto che i soldi venivano consegnati a Ferraro, come ricompensa per l’aggiudicazione dell’appalto, ma anche per ottenere il pagamento veloce delle fatture». I giudici del Riesame hanno ritenuto insufficienti anche le dichiarazioni della Mincione in quanto tira in ballo Ferraro de relato e non per conoscenza diretta. Pertanto, accogliendo la tesi della difesa, rappresentata dagli avvocati Vittorio Giaquinto e Gennaro Iannotti, hanno annullato l’accusa di corruzione nei confronti di Ferraro che però resta detenuto ai domiciliari. 
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