Medjugorje, quei viaggi sospetti
delle mogli dei boss di camorra

Medjugorje, quei viaggi sospetti delle mogli dei boss di camorra
di Mary Liguori
Martedì 10 Luglio 2018, 06:30 - Ultimo agg. 11 Luglio, 10:07
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La preparazione inizia dal parrucchiere, un paio di giorni prima dell'imbarco per la Bosnia. Mesches e messa in piega, manicure. Bisogna essere al massimo della forma, l'appuntamento è di quelli importanti, dall'altro capo dell'Adriatico le aspetta la Vergine Maria. Tra le migliaia di donne che ogni settimana salpano per l'Erzegovina ci sono una serie di signore della camorra. Mogli di boss ergastolani dell'area vesuviana, ma anche vedove di camorra dei quartieri a est di Napoli. Devote serve di Maria che periodicamente partono con le comitive di Madonna dell'Arco, il culto mariano più diffuso della Campania, dopo Pompei. Le mogli dei capiclan si confondono tra i pellegrini che si recano a Medjugorje carichi di fede e speranze. Pentite del male fatto dai loro consorti? In cerca di una forza celeste che le aiuti ad allontanarsi da un tran tran quotidiano alimentato dal pane della camorra? A quanto pare, no. Molte, da quanto sta emergendo in questi giorni, si mescolano tra i pellegrini per passare inosservate, ma lo scopo dei loro viaggi non è la preghiera. Vanno lì dove i clan avrebbero interessi radicati. Come nella migliore tradizione camorrista, in assenza di mariti, padri e fratelli, le donne vestono i pantaloni e vanno a controllare che gli affari vadano come devono andare. E, in questo caso, gli «affari» sarebbero le agenzie di viaggio e gli hotel di Medjugorie, qualche ristorante e negozi di souvenir per i pellegrini, intestati, secondo i pm, ai prestanome della camorra. È l'ipotesi della Procura di Santa Maria Capua Vetere, alla base del filone d'indagine che sta alimentando i sospetti di una regia napoletana dietro i business che ruotano intorno alle apparizioni della Vergine della Pace in Bosnia.
 
Sarà un caso, ma nelle parrocchie di Napoli Est e nell'area vesuviana gli unici pellegrinaggi «sponsorizzati» sono quelli a Medjugorie. Nonostante lo scetticismo del Vaticano rispetto al fenomeno delle veggenti, da almeno venti anni sacerdoti e suore si fanno promotori di viaggi in Bosnia. In media i napoletani che si recano a Medjugorje sono il doppio rispetto ai fedeli che vanno a Lourdes. Un trend in costante crescita, aiutato dalla pubblicità a mezzo volantino nelle parrocchie - «Alloggio nell'albergo della veggente Mjriana» - ma anche dalla testimonianza di qualche ex camorrista. Una storia interessante viene da uno dei gruppi napoletani di Rinnovamento dello Spirito Santo, comunità itineranti che sembrano funzionare come «reclutatori» di pellegrini da indirizzare a Medjugorje, soprattutto persone con mali incurabili o convinte di essere indemoniate. Tra loro un ex affiliato al clan dei tatuati, i cosiddetti «barbudos», che si è ammalato gravemente e sostiene di essersi salvato grazie alla Vergine della Pace. Per ringraziare la Madonna l'ex camorrista si è riconvertito alla fede cattolica dopo essere stato per anni un testimone di Geova e ha anche fatto impartire battesimo e cresima ai.

«Nei due giorni trascorsi a Medjugorje dopo la scomparsa di mio zio abbiamo avuto la percezione che qualcuno, dall'Italia, stesse muovendo fili invisibili. Leggere delle minacce a imprenditori per questioni relative ai suoli di Medjugorje ha confermato i nostri sospetti». Parla il nipote di padre Luciano Ciciarelli, il missionario scomparso il 2 agosto del 2015 sul Podbrdo. «Andammo via in fretta dalla Bosnia, i nostri contatti ci dissero che stava diventando pericoloso e che la malavita locale non era il solo rischio. Ci fecero capire di stare attenti anche ai nostri connazionali». Ora i familiari del sacerdote intendono raccontare tutta la vicenda ai pm. La storia del sacerdote è tornata d'interesse perché alcuni imprenditori napoletani hanno riferito di essere stati minacciati da persone vicine ai clan quando hanno cercato di investire a Medjugorie. Padre Ciciarelli era andato in Bosnia per un suolo che si trova in una posizione molto privilegiata: alla fine del viale di negozi che viene attraversato dai pellegrini, è l'ultimo terreno edificabile ai piedi della collina delle apparizioni. Il suolo era appartenuto a un suo confratello, Luca Cirimotic, deceduto anni prima, e nelle intenzioni del defunto religioso doveva sorgervi un ospizio. Padre Ciciarelli si recò in Bosnia per dar seguito al testamento e doveva incontrare un avvocato il pomeriggio del giorno in cui sparì. Qualcuno, forse, aveva progetti diversi per quel terreno. E i piani del missionario costituivano una minaccia. Qualcuno che, ragionando per analogia, potrebbe essere collegato alla malavita italiana.
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