Michele Zagaria, la villa nascondiglio
andrà giù: al suo posto un parco

Michele Zagaria, la villa nascondiglio andrà giù: al suo posto un parco
Marilu Mustodi Marilù Musto
Giovedì 9 Giugno 2022, 07:00 - Ultimo agg. 10 Giugno, 11:20
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Il Comune non voleva abbattere la villa, ma riutilizzarla. L'Agenzia dei beni confiscati alla mafia sì. Il Comune aveva chiesto le chiavi della casa, l'Agenzia dei beni confiscati aveva risposto di non averle. La Procura Antimafia di Napoli, dal canto suo, aveva preferito un ruolo defilato in tutta la vicenda, nonostante abbia autorizzato l'entrata delle telecamere nel bunker per uno speciale tv, qualche anno fa. E allora, come si è risolto il giallo del mancato riutilizzo della villa-bunker dove fu arrestato il boss Michele Zagaria 11 anni fa? Con l'abbattimento. Questo è il destino del covo del capoclan più pericoloso degli ultimi vent'anni della camorra casertana, lasciato abbandonato per oltre 10 anni. La casetta con giardino di via Mascagni a Casapesenna sarebbe passata come un briciolo di periferia ignota ai più, un mondo che esiste solo per chi vive al confine, se fosse rimasto tutto com'è oggi. Invece, inquirenti e istituzioni si sono capiti.

Una riunione-lampo fra il sindaco di Casapesenna, Marcello De Rosa, il delegato per la sicurezza e legalità della regione Campania, Mario Morcone, un magistrato della Dda, il sostituto Maurizio Giordano e il prefetto Giuseppe Castaldo con il suo vice, Biagio Del Prete ha messo al centro del tavolo la questione. «Con l'abbattimento si chiude un'era», spiega il sindaco di Casapesenna. Il tira e molla istituzionale fra riutilizzo ai fini sociali e discolpe sul mancato ritrovamento della chiavi, si è risolto con l'abbattimento. «Casapesenna è cambiata, il punto di riferimento ora è lo Stato. Ed è giusto che i simboli della camorra cadano sotto i colpi di una ruspa», continua De Rosa. La scelta, però non sembra essere stata presa di buon occhio dagli ambientalisti e dalle associazioni che, però, non si esprimono. «Non abbiamo ancora definito quale posizione prendere sulla villa», dice Salvatore Cuoci di Libera e comitato don Diana.

 

Una cosa è certa per il sindaco: «Dove c'era il covo pianteremo un ulivo, simbolo di pace. Nel posto dove il boss decideva vita e miracoli del territorio, nascerà un piccolo parco». La casa di via Mascagni a Casapesenna ha rappresentato il cuore della lotta al clan dei Casalesi: nel dicembre del 2011 la polizia di Stato, con a capo Vittorio Pisani, fece irruzione nel villino della famiglia Inquieto e catturò Michele Zagaria, il capoclan dei Casalesi latitante da oltre 16 anni. Da allora, la casa è rimasta chiusa, abbandonata. Voci in paese hanno raccontato che la villa fu, probabilmente, «merce di scambio» per i delatori autori della «soffiata» alla polizia, ma l'ipotesi non ha mai trovato conferma. Di certo, un anno dopo la cattura del boss Zagaria, il capo della squadra mobile di Caserta dell'epoca, Alessandro Tocco, sequestrò per abusivismo edilizio il villino con il bunker. Un atto che scompaginò i piani di chi pensava di poter entrare di nuovo in possesso dell'abitazione. Poi, l'oblio. Per dieci lunghi anni. Fino a quando un'inchiesta de Il Mattino - seguita da Striscia la notizia - ha fatto emergere il groviglio burocratico in cui si era impelagato il bene di via Mascagni che, intanto, era stato confiscato in via definitiva per abuso e per reati di camorra. «L'abbattimento era l'unica strada, è stata una scelta che ho caldeggiato molto», racconta il deputato Antonio Del Monaco (M5S). «Ho incontrato prima il procuratore capo dell'epoca, Gianni Melillo, e poi il sindaco per capire cosa bloccava l'iter per l'acquisizione e, alla fine, mi sono convito che eliminare del tutto la villa sia la scelta giusta».

Il programma è fitto. Il sopralluogo e l'abbattimento sarà affidato ai vigili del fuoco di Caserta. Lo smaltimento dei calcinacci sarà a carico della regione Campania. 

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