Migrante in bici travolto e ucciso
davanti al centro Fernandes

Migrante in bici travolto e ucciso davanti al centro Fernandes
di Vincenzo Ammaliato
Mercoledì 10 Aprile 2019, 12:00
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L'ambulanza parte rapidamente dal punto dell'incidente in regime di codice rosso. Quando giunge al pronto soccorso del Pineta Grande Hospital, però, si trasforma in codice nero. Hami Adda, questo era il nome del ciclista investito di fronte il Centro Fernandes, quando entra nel pronto soccorso è già deceduto e i medici non possono fare nulla.

Il suo corpo non ha retto ai numerosi traumi provocati dallo scontro con una Lancia Ypsilon che percorreva l'arteria litoranea in direzione nord e che lo ha scaraventato sull'asfalto molti metri più avanti dell'impatto. Originario del Mali, la vittima era emigrata da molti anni dal Paese centro africano in cerca di fortuna in Europa.

Da due anni era ospite del Centro della curia del Villaggio Agricolo che si prende cura degli stranieri, nei cui pressi è avvenuto lo scontro. Qui combatteva da tempo contro un cancro che lo costringeva a continue visite specialistiche e terapie mediche. Aveva sessantuno anni e nonostante la precaria condizione di salute, gli altri ospiti della struttura lo ricordano come una persona molto attiva. Purtroppo ieri sera la sua vita si è interrotta in maniera drammatica.
 
Il conducente dell'auto, un cittadino italiano, si è immediatamente fermato e ha cercato anche di prestare i primi soccorsi. L'ambulanza del 118 è stata molto rapida e pochi minuti dopo il suo personale già si prendeva cura del maliano, purtroppo, invano. Il conducente della Lancia, nonostante la sua auto abbia subito danni seri, non è rimasto ferito. I carabinieri della compagnia di Mondragone che seguono il caso hanno solo disposto i controlli medici del caso per verificare se al momento dell'incidente il suo stato fisico fosse alterato da droghe o alcol. I risultati si avranno già oggi. Intanto, al Fernandes il suo direttore, Antonio Casale, sta cercando parenti del suo ormai ex ospite, per verificare la disponibilità di chi si potrebbe occupare della sua sepoltura.

Se non si presenterà nessuno, come quasi sempre accade per i tanti immigrati che perdono la vita sulla Domiziana, sarà il municipio di Castel Volturno a doversi farsi carico dell'organizzazione e delle spese funebri così come prevede la legge per cittadini ingenti che spirano, facendo ricorso ai già risicati fondi dei capitoli dei servizi sociali. Intanto, il nuovo incidente ripropone il dibattito su una strada protagonista di troppe insidie e molto pericolosa per i suoi fruitori, siano essi automobilisti, motociclisti, ma soprattutto ciclisti e pedoni.

Qui il comando polizia municipale a causa dei problemi di bilancio non ha personale da mettere per strada ad effettuare controlli. I cinquanta chilometri di limite massimo di circolazione, così come lo Stop alle rotonde sono rispettati solo da quei pochi automobilisti virtuosi che si comportano bene a prescindere da eventuali multe.

Perché chiunque percorre quest'arteria è consapevole che lo può fare in maniera irregolare senza grossi rischi di controlli e quindi contravvenzioni e perdite di punti sulla patene di guida. Appena ventiquattro ore prima dell'incidente mortale di ieri c'era stato un altro serio scontro; questa volta fra due auto, avvenuto sul cavalcavia che unisce la località di Pinetamare e via Veneto. L'incidente è stato frontale, fra un cittadino italiano in un'auto e tre stranieri nell'altra. Questi ultimi, subito dopo l'incidente, come quasi sempre in casi simili sulla Domiziana, sono usciti dall'abitacolo e senza controllare le conseguenze dello scontro sono scappati facendo perdere ogni traccia della propria presenza sul luogo.
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